Le assunzioni nella Sanità? Un bluff | Pochissimi i "nuovi" posti di lavoro - Live Sicilia

Le assunzioni nella Sanità? Un bluff | Pochissimi i “nuovi” posti di lavoro

Sia l'assessore alla Salute Gucciardi, sia i direttori generali di Asp e ospedali parlano di migliaia di prossimi assunti nella Sanità siciliana. La verità è un'altra: prima bisognerà fare spazio a chi intende tornare dalle altre Regioni, poi si dovranno stabilizzare i precari. Mentre i sindacati minacciano: "Piante organiche senza il nostro ok, pronti a fermare tutto".

Nuovi posti alla Regione
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PALERMO – La macchina delle assunzioni nella Sanità è già partita. Ma rischia di schiantarsi presto contro un muro. Lo stesso, magari, sul quale direttori generali delle aziende siciliane e qualche deputato ha affisso i manifesti con l’ennesimo annuncio: “Si assume”.

A dire il vero, quelle affissioni sono già datate. All’inizio del 2015, infatti, alcuni vertici di ospedali e Asp siciliani insieme anche a esponenti del governo regionale (compreso l’assessore dimissionario Lucia Borsellino) avevano dato per “imminenti” le migliaia di assunzioni nella Sanità siciliana. Prima a febbraio, poi ad aprile, quindi prima dell’estate. Adesso una data, anzi due, ci sono già. Ma di fronte alla contrattualizzazione di oltre cinquemila persone, così come annunciato anche dal neo assessore Baldo Gucciardi, c’è più di un ostacolo. E di qualche “distinguo” da fare. Perché in alcuni casi, ironia del concorso, i nuovi bandi potrebbero far perdere il posto di lavoro a qualche precario, o costringerlo a nuovi trasferimenti.

“La stima – ha detto l’assessore alla Salute Baldo Gucciardi, in una intervista a Livesicilia – è di circa quattromila unità tra Asp e aziende ospedaliere ivi compresi i policlinici universitari. Su questo tema ho incontrato i rettori delle tre università e i 17 direttori generali. Abbiamo parlato della modifica gli atti aziendali, che sono diciamo gli statuti delle aziende. Dai nuovi atti usciranno le professionalità che saranno necessarie”.

E ogni giorno fioccano i comunicati dei direttori generali delle Asp: le piante organiche sarebbero pronte, condizione necessaria per la pubblicazione dei nuovi concorsi. L’assessorato alla Salute ha fissato al 30 settembre l’ultimo giorno utile. Insieme alle dotazioni, però, i dirigenti avrebbero dovuto presentare il cosiddetto “atto aziendale”. Le prime non avrebbero senso, senza quest’ultimo, visto che è il documento col quale viene delineata la “mappa” (dipartimenti, unità complesse, ecc..) di una azienda e di un ospedale. “Noi però i criteri alla base degli atti aziendali non li abbiamo mai approvati”. A denunciarlo sono i sindacati dei medici (sia la Cgil che il Cimo). Un passaggio non secondario. Visto che il “tavolo tecnico” con le sigle è un fatto vincolante e previsto dalla legge.

Tra l’altro, quell’atto aziendale dovrà poi subire un ulteriore vaglio: quello dell’assessorato. Spetterà agli uffici di piazza Ottavio Ziino, insomma, dare il via libera a queste linee guida sulle quali innestare la nuova pianta organica. “Si parla – dice ad esempio Renato Costa, della Cgil Medici – di assunzioni addirittura sparando cifre che non vogliono dire nulla. Prima l’atto aziendale deve passare dal confronto con le sigle, poi l’assessorato deve verificare il rispetto dei principi fissati dalla normativa nazionale. Solo allora si potrà parlare di assunzioni”. “I tavoli aziendali con i sindacati – conferma Angelo Collodoro del Cimo – non solo sono obbligatori, ma servono anche per segnalare in assessorato le anomalie degli atti. La forzatura di direttori e assessorato è incomprensibile. Si pensi – aggiunge – che l’ultima approvazione di questi atti risale al periodo in cui l’assessore era Massimo Russo. Insomma, si inizi a parlare di questo, altro che assunzioni…”.

A dire il vero, ci sarebbe una data anche per quelle: si parla del 30 novembre prossimo. Ma in realtà, quel limite non è, come forse qualcuno ha compreso, la data in cui si procederà con le assunzioni. Il 30 novembre indica l’avvio delle procedure concorsuali. La pubblicazione del bando, insomma. Un avvio atteso da tempo, certamente, ma che si tradurrà nelle prima assunzioni solo, se tutto andrà bene, nella prossima primavera, come del resto previsto da Livesicilia già alcuni mesi fa, quando i titoli dei giornali e le dichiarazioni di manager e deputati raccontavano di “assunzioni imminenti”.

E invece, in qualche caso per qualche lavoratore della Sanità, il nuovo bando si potrebbe tradurre in un autogol. E la chiave di tutto è in una parola che in questi giorni di annunci trionfali, in pochi hanno pronunciato: “Mobilità”. Era stato, questo, uno dei motivi per cui il Tar aveva bloccato i concorsi indetti quattro anni fa dall’allora assessore Massimo Russo e dal dirigente generale del tempo, Lucia Borsellino. I “nuovi concorsi” infatti avevano ignorato quel paletto: prima di assumere nuove persone, bisogna riportare in Sicilia coloro i quali si trovano sparsi per la penisola e abbiano intenzione di tornare. La mobilità extraregionale, appunto. Che si aggiunge a quella tra le province siciliane. La priorità, quindi, dovrà spettare a loro. Anzi, il bando dovrebbe prevedere persino una “riserva”: metà o quasi dei “nuovi assunti” dovranno essere dei “siciliani di ritorno”.

Poi, si passerà eventualmente alla satabilizzazione dei precari storici. Un riconoscimento sacrosanto, ma che non si traduce, appunto, nell’immissione di nuovi lavoratori. Anzi. “Può accadere – spiega sempre Costa – che il procedimento finisca per far perdere persino il posto di lavoro per qualche dipendente a tempo determinato. Se, infatti, per quella specifica posizione arriverà una richiesta di mobilità, bisognerà dare la priorità a quest’ultima. Del resto – aggiunge il responsabile dei medici Cgil – in Sicilia, a differenza di altre Regioni, non esiste una legge regionale che disciplini il ricorso a mobilità e stabilizzazioni, quindi bisognerà attenersi alla normativa nazionale”. “In effetti il meccanismo, così com’è – conferma Collodoro – rischia di creare nuovi esuberi. Che andranno poi ricollocati nel sistema sanitario regionale”.

Insomma, i “nuovi assunti”, nel migliore dei casi, rappresenteranno un numero residuale. “Anzi – insiste Costa – mentre qualche azienda potrà assumere, altre saranno persino costrette a tagliare, a mettere personale in esubero”. Il motivo? Semplice: il contributo per quest’anno è stato allineato a quello del 2011. Questo riferimento è stato vantaggioso per alcune aziende, che potranno contare su un budget maggiore rispetto a quello dell’anno scorso, ma sfavorevole per altre. “Penso ad esempio – dice Costa – alle Asp di Enna e Agrigento, che avranno uno stanziamento inferiore a quello dell’anno scorso. E verosimilmente saranno costrette a licenziare. Stanno creando – prosegue il sindacalista – un pasticcio enorme. Che serve solo ad assecondare l’ansia di qualche direttore generale o di qualche deputato che sta pensando già alla prossima campagna elettorale”.


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