CATANA – La tutrice delle due gemelline ucraine ospiti di una famiglia catanese, venute qua nel pieno del conflitto in corso in Terra caucasica, torna ad accusare i coniugi affidatari delle piccole di sottrazione di minore. L’avvocato Giuseppe Lipera, che assiste la dottoressa Yuliya Dynnichenko, nominata dal consolato ucraino tutrice delle ragazzine, si oppone all’archiviazione chiesta dal pubblico ministero.
L’opposizione è stata depositata nell’ufficio del Gip: la difesa contesta la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura di Catania. A detta del legale della Dynnichenko, sostanzialmente, si dovrebbe indagare ancora perché il reato, dal loro punto di vista, sussisterebbe. Secondo la tutrice, i coniugi affidatari le avrebbero “negato di avere qualunque tipo di contatto con le bambine al fine impedire il rimpatrio”.
Va evidenziato che la Procura, oltre a chiedere l’archiviazione delle accuse a carico dei coniugi catanesi, ha piuttosto iscritto sul registro degli indagati la stessa Dynnichenko, accusata “ingiustamente”, secondo la tesi del suo legale, “del reato di violenza privata, minacce ed estorsione”.
Ci sarà un’udienza
A decidere ovviamente sull’opposizione all’archiviazione dovrà essere il gip di Catania. La difesa della Dynnichenko chiede di ordinare al pm di formulare un’imputazione per i coniugi affidatari, o una imputazione coattiva. Ci sarà un’udienza. La difesa della tutrice chiede anche nuove indagini. Chiede di sentire la stessa professionista, la quale ha sempre sostenuto che non è una sua scelta “rimpatriare a tutti i costi le due minorenni”, ma un provvedimento dello Stato ucraino.
Il legale nel ricorso ha precisato che le due ragazzine non sono partite per l’Italia poiché nel loro centro erano in corso dei bombardamenti, ma perché quel centro andava svuotato proprio per far giungere lì i piccoli orfani di guerra. Sempre la difesa della ucraina sostiene inoltre che a un certo punto però le due ragazzine sarebbero dovute rientrare in Patria, così come avrebbero fatto anche altri bimbi – coloro che erano in condizioni di farlo – per tornare a scuola.
La famiglia
A questa richiesta si oppone la famiglia catanese. I coniugi hanno ospitato queste due ragazzine come se fossero loro figlie. Le hanno accudite e curate, perché stavano male. Le hanno portate in giro per l’Italia per sottoporle a tali cure. E col passare del tempo ovviamente le piccole si sono legate a questa nuova mamma e questo nuovo papà. Ora ci dovrà essere dunque una nuova udienza.
Appena un paio di settimane fa, nel frattempo, si era pronunciato il Tribunale di Catania, disponendo che il curatore delle ragazzine dovesse essere un italiano. Non un curatore speciale internazionale di origine ucraina. Non, dunque, la Dynnichenko. Ma sul punto la legale del Consolato, l’avvocata Rosa Emanuela Lo Faro del foro di Catania, si prepara ad adire la Corte di Cassazione, perché ci sarebbe un problema di sovranità e di rapporti diplomatici da risolvere.
Il curatore speciale italiano
Di tutt’altro avviso erano invece i legali della famiglia italiana, gli avvocati Ilaria Spoto Puleo e Luca Pedullà, per gli aspetti civili, e Tiziana Aloisio per il penale. “I bambini sono finalmente protetti da una figura terza, ovvero dal curatore speciale italiano nominato dal tribunale italiano – aveva sottolineato l’avvocato Spoto Puleo – la dottoressa Marisa Acagnino ha confermato la pronuncia del Tribunale”.
Si tratta, è evidente, di una complessa questione internazionale che mischia aspetti di naturala civilistica ad altri legati alle norme dell’ordinamento penale. Quel pronunciamento del Tribunale, per fonti vicine alla famiglia, in qualche modo riconoscerebbe la sussistenza di un conflitto d’interesse. Due interessi divergenti. Da una parte i minori e le famiglie ospitanti, che ovviamente vogliono che le piccole rimangano in Italia. Dall’altra la posizione del Paese d’origine, che preme per il rimpatrio.
La prossima “puntata”, presumibilmente, sarà dinanzi al gip, per giudicare l’istanza dell’avvocato Lipera.