Le nozze kitch tra Cateno e Gianfranco - Live Sicilia

Le nozze kitch tra Cateno e Gianfranco

Il "matrimonio" oggi al teatro Golden
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Per celebrare il matrimonio con Sicilia Vera di Cateno De Luca, Gianfranco Miccichè sceglie la parte della sposa. E infatti si presenta con un’ora buona di ritardo rispetto al timing fissato per le 10. Il sottosegretario arriva, dribbla i cronisti che da un’ora ammuffiscono all’esterno del Golden e prende posto in prima fila, in un teatro a dire il vero non esattamente gremito. Le truppe di Cateno arrivano alla spicciolata:  ci saranno almeno 400 persone, forse qualcuna in più. La kermesse è debordante, eccessiva, devastante un po’ come gli interventi in Aula del deputato di Fiumedinisi. Di matrimonio si tratta e il copione con una spruzzata di kitch è quello del ricevimento di nozze alla siciliana: si tira per le lunghe e se ne esce a pezzi.

I giornalisti che si illudono di venirne fuori nel giro di un’oretta si rassegnano ben presto, quando mettono a fuoco che prima di Miccichè toccherà sorbirsi una raffica di interventi. Apre le danze Mimmo Corrao, emozionatissimo leader di un non meglio identificato Partito del popolo siciliano. Poi tocca a Nunzio Lauretta, professore universitario da Enna, che saluta la platea “alla siciliana” cioè sfoderando un segno di 3, che rievoca la Trinacria, con le dita. Intervento caldo e accalorato, con puntuale frecciata allo “Sparviero di Grammichele”, Raffaele Lombardo, che coi leghisti incarna il Male nella mitologia sudista del nascente movimento miccicheiano.

Gli interventi proseguono con il giovane consigliere comunale taorminese Jonathan Sferra, agguerrito oratore che ostenta fiero un ciuffo ribelle puntato dritto verso Nord, forse a minacciare Bossi. In platea un bambino piange, dagli pure torto. In prima fila Cateno annuisce soddisfatto, i capelli impomatati con una boccetta sana di gel, Miccichè seduto al suo fianco insieme ai notabili palermitani a lui vicini, Ferrara, Fallica, Terranova. Gaetano Punzi , sindaco di Regalbuto, si lascia scappare un “noi nasciamo mafiosi”. Brividi in sala, ma subito il primo cittadino spiega il sarcasmo dell’affermazione: “E’ questa l’etichetta che ci affibbiano e noi la dobbiamo combattere”. Sospiro di sollievo, e la filippica continua, tanto che la gentile presentatrice deve togliergli il microfono prima che si faccia notte.

Ecco un altro sindaco, Antonio Miceli, che parla dei comuni alluvionati del Messinese e per l’emozione un lapsus gli fa
definire “fausto” il giorno della frana. Il suo intervento è sintetico e rapisce l’attenzione della platea sudista.
Sul palco sale Armando Aulicino, espulso di fresco dall’Mpa. Intervento appassionato: “Fuori c’è un sacco di giovani senza futuro e di commercianti senza commercio” uno dei passaggi chiave. Prima di congedarsi il monito agli ex amici dell’Mpa: “Io porto attasso”. Uomo avvisato… Intanto in sala arriva Franco Mineo, la presentatrice lo saluta, scatta un applauso per la verità non lunghissimo. Cinque temerari cinque si alzano pure in piedi.

E si ricomincia. Buio in sala. È il momento del video. Si proietta l’intervento di Cateno De Luca all’Ars del 22 settembre scorso contro la nascita del Lombardo quater. Applausi in sala, se ne vanno così altri dieci minuti. Sul palco piomba il deputato regionale Toni Scilla vestito come Tony Montana di Scarface. Urla come un ossesso, evoca i comunisti alleati con Lombardo,  promette battaglia. Lo segue Pippo Fallica, più pacato e sereno come suo costume. È già mezzogiorno, i giornalisti sprofondano nello sconforto. Finalmente Miccichè viene chiamato sul palco. È fatta? Macchè. Irrompono sulla scena una decina di giovanotti in maglietta bianca che srotolano uno striscione: “Sicilia vera e Forza del Sud, attenti a quei due”. Buono a sapersi, verrebbe da dire. I giovani attivisti fans di De Luca impongono alla platea la visione di un altro video, che racconta della grande lite tra De Luca e l’allora presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, la querelle che sfociò nel famoso strip tease a Palazzo dei Normanni del deputato messinese.

Finalmente tocca a Miccichè e al suo discorso. Il resto è cronaca. Fino all’apoteosi finale per Cateno chiamato sul palco dallo stesso sottosegretario. Missione compiuta: ci si rivede al Politeama il 30 ottobre per la nascita di Forza del Sud. Matrimonio e vattìo nel giro di due settimane: Pietro Germi ne avrebbe tirato fuori un capolavoro.

Ps – Alcuni commentatori di questo sito hanno tenuto a precisare che il numero dei presenti in teatro era più alto di quanto riportato dall’articolo. Confermo quanto scritto, cioè che alle undici in teatro c’erano tra le quattro e le cinquecento persone. Nel finale, invece, il teatro era senz’altro più affollato. In effetti, sorbirsi nella loro interezza tutti i 150 interminabili minuti della kermesse era impresa alla portata di un più ristretto nucleo di stoici. Gli altri si sono concessi uno sconto. Non ce la sentiamo di biasimarli.


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