"Ecco le priorità per |rilanciare Acireale" - Live Sicilia

“Ecco le priorità per |rilanciare Acireale”

di Saro Faraci. La tabella di marcia consigliata dall'economista a chi diventerà il nuovo sindaco di Acireale.

L'analisi
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4 min di lettura

In quindici giorni di rush finale della campagna elettorale, si è visto più “fango” ad Acireale di quanto non ne sia stato prodotto in otto anni dal momento in cui le Terme sono divenute società per azioni. Al di là delle fibrillazioni fisiologiche in una competizione per il voto, è dalle Terme che simbolicamente dovrà partire il rilancio dell’economia di Acireale e il nuovo Sindaco che verrà fuori dalle urne questa sera sarà chiamato ad impegnarsi subito in questa direzione. Attraverso la battaglia per le Terme, il primo cittadino dovrà dimostrare capacità di unire le migliori forze del territorio, superando le divisioni di parte che la campagna elettorale ha finito involontariamente per alimentare. Sulle Terme, infatti, si gioca la credibilità della città di fronte alla Regione Siciliana che sulla vicenda in questione ha fatto il bello e il cattivo tempo, senza che la politica locale abbia mai saputo esprimere una posizione chiara e forte rispetto ad una agenda di impegni che la burocrazia regionale non ha voluto rispettare.

Ben poca cosa è l’andamento delle Terme rispetto al quadro generale dell’economia cittadina. Nell’ultimo anno (in base ai dati del sistema camerale), il saldo nati-mortalità tra le imprese iscritte e quelle cessate è stato negativo: 126 le prime, 298 le seconde. Le attività imprenditoriali “in crisi dichiarata” sono state 357 (tra procedure concorsuali e imprese in scioglimento e liquidazione), dunque pari al 9,08% del totale delle imprese attive, una percentuale più alta della media nazionale (7,61%) e di quella regionale (8,78%). E se volessimo usare qualche tecnicismo in più, potremmo dire che la fragilità delle quasi 4.000 imprese che insistono sul territorio di Acireale è riscontrabile pure da un basso <<indice di indipendenza finanziaria>> (negli ultimi due anni mai superiore al 16%, ancora una volta lontano dalle medie nazionale 31,70 e regionale 27,10): leggendo alla riversa questo indice, ciò significa che le attività imprenditoriali dell’acese sono mediamente indebitate per l’84% della loro già precaria struttura finanziaria!

In questo contesto, il nuovo Sindaco potrà fare molto, seppur non direttamente. Allo spirito imprenditoriale della sua gente non potrà di certo sostituirsi; non potrà manovrare direttamente alcune leve di politica economica che solo in ambito nazionale e regionale vanno attivate. Ma non c’è dubbio, che – una volta messe a punto condizioni di maggiore vivibilità del territorio, qualità della vita urbana e pieno funzionamento della macchina amministrativa comunale – il Sindaco potrà scendere in campo, provando a ricreare tutte le condizioni che rendono possibile il “fare impresa ad Acireale”.

I settori sui quali puntare solo quelli più maturi su cui si regge l’economia cittadina: commercio (31,15% del totale delle imprese), agricoltura (13,18%), edilizia (12,28%), attività manifatturiere (6,62%) e turismo-ristorazione (5,92%). Settori popolati da piccole e piccole imprese (ben 2.087 addirittura con un solo addetto, 1.010 con un numero di occupati compreso tra 2 e 5), delle quali oltre cinquecento (costituite fra il 1960 e il 1990) alle prese subito o fra pochi anni con il problema del ricambio generazionale di padre in figli. Ed è proprio sui figli che bisogna puntare, per evitare che ad Acireale si perda per sempre la voglia di fare impresa. Dal rilancio dei centri commerciali naturali alla predisposizione di un piano per la manutenzione e il colore degli edifici del centro storico a favore dell’edilizia; dalla promozione di forme consortili e di contratti di rete per un marchio di area in agricoltura alle attività di impulso all’imprenditoria giovanile nei servizi turistici e di ristorazione; il Sindaco di Acireale, insieme agli organismi rappresentativi di categoria, dovrà farsi paladino di una nuova strategia di marketing territoriale che Acireale non ha mai avuto. Vicende come quella della Perla Jonica, di cui oggi si apprende l’aggiudicazione allo sceicco di Dubai, dimostrano che il territorio di Acireale è ancora attrattivo, ma il governo pubblico del territorio è debole, se la città e i suoi rappresentanti istituzionali, senza un chiaro disegno di sviluppo economico, non sono mai stati in grado di valutare il reale impatto di nuovi investimenti per l’indotto, l’occupazione e il sistema delle imprese locali.

Dovrà impegnarsi il nuovo Sindaco per facilitare condizioni di rilancio delle imprese esistenti, di attrazione di nuovi investimenti dall’esterno e di creazione di nuove imprese. Su quest’ultimo versante, data la rilevante disoccupazione giovanile, il Sindaco non può indugiare sulla creazione di uno sportello giovani e possibilmente di una struttura di incubazione per idee, progetti ed iniziative di impresa anche nei settori tecnologici e a più rapido sviluppo. Per il resto, occorre procedere con una visione di lungo periodo capace di coniugarsi con piani “particolareggiati” (di sei mesi o un anno al massimo) per intervenire sui singoli settori portanti dell’economia cittadina. Palermo, Roma e Bruxelles dovranno rappresentare una “seconda casa” per il sindaco di Acireale che, oltre ogni divisione, dovrà saper recuperare le migliori energie e risorse intellettuali della città, anche cooptando gli acesi che vivono ormai fuori dal territorio da anni. Occorre un ufficio programmazione snello e agile, capace di intercettare tutte le risorse comunitarie e nazionali, e di elaborare prontamente progetti innovativi, attrattivi e capaci di fare networking con gli altri attori del territorio.

Insomma, non mancano le sfide per il nuovo Sindaco che dovrà amministrare la città dei cento campanili per i prossimi cinque anni. E amministrare non sarà sicuramente né un gioco per ragazzi né un trastullo per gli adulti.

 


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