Le promesse del presidente |e i tempi della rivoluzione - Live Sicilia

Le promesse del presidente |e i tempi della rivoluzione

Dalla campagna elettorale, ai primi giorni da governatore, Rosario Crocetta ha lanciato una lunga serie di annunci sulla sua idea di cambiamento della Regione. Ma già si contano i primi andati a vuoto. Ecco tutti gli impegni assunti dal presidente

Annunci e ritardi
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PALERMO – Rosario Crocetta comincia a doversi confrontare con la dura realtà del Palazzo, che impone tempi e ritmi non coincidenti con quelli dei suoi annunci. Che intanto si susseguono a passo frenetico. Una lunga raffica di promesse, cominciate in campagna elettorale e proseguite dopo il successo elettorale, che Live Sicilia ha cercato di riassumere in un ideale lista dei desiderata. Un paio, per la verità, sono già scadute. La prima era quella di presentare mezza giunta la scorsa settimana. Siamo ancora fermi a quattro assessori (con uno, Battiato, in bilico), ma il presidente assicura che la squadra sarà completata entro il fine settimana. La seconda era quella di una maxirotazione dei dirigenti, da fare in giornata, aveva annunciato lunedì mattina Crocetta, spiegando di volersi muovere sul solco del “chi ha sbagliato, pagherà”. Dopo due giorni di conciliaboli, i suoi più stretti collaboratori gli hanno consigliato di aspettare, almeno fino a quando non si sarà formata la giunta. E siccome non c’è due senza tre, anche l’annuncio di una lettera all’ufficio stampa, che Crocetta considera “decaduto” perché legato a un rapporto fiduciario, non avrebbe ancora avuto seguito, mentre i giornalisti di Palazzo d’Orleans sono in stato di agitazione in attesa di poter interloquire in merito al proprio futuro, sul quale finora hanno solo letto dichiarazioni rese a mezzo stampa. E potrebbe anche non esserci tre senza quattro se alla fine, come pare, Franco Battiato non sarà più assessore, come invece era stato annunciato in pompa magna in un’affollata conferenza stampa a Catania, ma passerà a vestire i panni da superconsulente, un ruolo più adatto alla sua ridotta disponibilità di tempo. Ipotesi che fin qui però è stata esclusa e che oggi appare tramontata.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il Palazzo. E con esso le leggi, i regolamenti e i tempi tecnici, contro i quali si infrange la frenesia di un presidente che spinge a tavoletta verso la “rivoluzione”, almeno nei proclami. Una rivoluzione incentrata per lo più sui tagli agli sprechi, che Crocetta evoca di continuo.

L’elenco degli impegni assunti dal neogovernatore è già molto lungo. Poche ore dopo l’elezione, in collegamento con Ballarò su RaiTre, Crocetta affermò: “Taglierò almeno della metà il mio stipendio, perché ritengo immorali queste cifre”. Dalla scure sul proprio compenso, il neopresidente passò al primo impegno legislativo: “La prima legge che proporrò è che gli indagati per mafia, corruzione e associazione a delinquere non potranno né ricevere incarichi dalla Regione né candidarsi”. Qualche giorno dopo a ‘Servizio Pubblico’ su La7 invece illustrò altri punti: “Abbiamo intenzione di fare molte cose, tra cui la white list delle imprese che possono lavorare con la pubblica amministrazione e dimezzare gli stipendi dei parlamentari.” Lo stesso Crocetta qualche giorno dopo ha chiarito: “Fosse per me li taglierei, ma su questo argomento la competenza è del Parlamento, con cui apriremo la trattativa”.

Nel corso delle settimane durante incontri e dibattiti il governatore ha manifestato un po’ per volta i cardini del proprio impegno alla guida della Sicilia. Una grossa fetta di punti programmatici promessi è giunta il giorno dell’insediamento, due sabati fa: “I dirigenti esterni saranno ridotti al minimo e la tabella H farà una brutta fine”. Un nome di dirigente da far fuori lo fece pure, quello di Ludovico Albert, piemontese a capo della Formazione. Concetto ribadito lunedì 19, quando il presidente annunciò una rotazione dei dirigenti per non perdere i fondi europei. “Chi ha sbagliato pagherà”, ha detto Crocetta in quella conferenza stampa, annunciando provvedimenti per lo stesso giorno. Ma la rotazione non è ancora scattata.

Il rigore (“primo punto dell’attività di governo”) resta comunque prioritario negli annunci del governatore, per cui “tutte le consulenze decadranno, eccetto alcune per giustificati motivi” e “i dirigenti esterni saranno ridotti al minimo”. Sempre alla conferenza stampa di insediamento Crocetta ha affermato: “La Regione erogherà ai Comuni 500 milioni di euro in cinque anni come anticipazione del fondo di rotazione a favore degli enti locali”. Un’altra boccata di ossigeno invece arriverà dallo “sblocco di 42 milioni di euro che serviranno a vario titolo, a rimettere in moto gli enti bloccati da mesi”. Per gli enti locali carota e bastone, visto che nei consigli comunali al 31 ottobre senza bilancio approvato il governatore prometti di inviare “subito i commissari per approvare i documenti contabili”, perché “ non possiamo affossare l’attività amministrativa dei Comuni”.

Il mondo della partecipate deve attendersi un terremoto: “Chiuderanno subito, e tutte le competenze verranno trasferite ai capi dipartimento della Regione. Ci sarà un risparmio di un miliardo di euro”, disse insediandosi. Sui costi della politica Crocetta insiste: “Niente più auto assegnate ad assessori e dirigenti, ma un parco di vetture in ‘car sharing’. Il risparmio immediato sarà del 20%”. C’è chi vorrebbe la totale abolizioni di viaggi e missioni, come Nello Dipasquale, mentre il governatore gelese ci va giù più morbido: “Diminuiremo i viaggi di un quinto”. Stretta anche sullo staff del presidente: l’ufficio di gabinetto scende da 11 a 8 componenti, la segreteria tecnica da otto a sei e la segreteria particolare da sei a quattro”. Anche l’Istituto Autonomo Case Popolari sotto la lente di ingrandimento: “Basta con le undici sedi sparse in tutta la regione, creeremo un’unica struttura centrale”.

Un’altra scadenza è quella del 30 novembre. Data entro cui – ascoltando le parole pronunciate il 10 da Crocetta – il bilancio sarà pronto, “e per la prima volta conterrà al suo interno il patto di stabilità, che però andrà ridisegnato col governo nazionale”. Su questo punto, Crocetta non ha perso tempo, incontrando subito il governo Monti per affrontare lo spinoso tema. Ma intanto il tempo passa.

La promessa più audace? Ha una scadenza abbastanza imminente: il primo marzo 2013. E’ quella che riguarda le sue dimissioni, se non riuscirà a tagliare gli sprechi in tre mesi. La più famosa? Non c’entra molto con la politica, ma fece discutere: “Se dovessi diventare presidente della Regione Sicilia dirò addio al sesso e mi considererò sposato con la Sicilia, le siciliane ed i siciliani”, disse a Klaus Davi tra il serio e il faceto in campagna elettorale.

 (Hanno collaborato Carlo Passarello e Gabriella Alba)

 

 

 


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