Le sartorie e la paura del futuro | "Di questo passo zero incassi" - Live Sicilia

Le sartorie e la paura del futuro | “Di questo passo zero incassi”

La denuncia da Palermo: "Bene aver riaperto, ma siamo abbandonati a noi stessi"

Coronavirus
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PALERMO – “Siamo aperti da cinque giorni, e da cinque giorni chiudiamo la cassa a zero”. Nelle parole della sarta Laura De Lisi ci sono desolazione e confusione: la sua sartoria nel centro di Palermo ha riaperto i battenti l’11 maggio ma, sostiene lei, totalmente allo sbaraglio. “Non solo i clienti non si vedono, ma dalle istituzioni non ho ricevuto nemmeno le linee guida per riaprire in sicurezza rispettando le norme anti-contagio”. La storia di De Lisi si lega a quella di un’altra sarta, la suocera, che ha un negozio in una zona più periferica della città; anche per lei, che ha riaperto il 4 maggio, la musica è la stessa.

“Tutti parlano di barbieri e parrucchieri – si sfogano De Lisi e il marito, Alberto Brancati – e ci fa un enorme piacere che queste categorie possano ricominciare a lavorare, seguendo indicazioni precise su come fare. Però ci chiediamo: alle sartorie non ci pensa nessuno? Abbiamo riaperto, sì, ma con le cerimonie e i negozi di abbigliamento fermi quali capi dobbiamo riparare? E cosa dobbiamo fare per mantenere al sicuro noi stessi e i nostri clienti? Aprire così significa farci morire lentamente e abbandonati a noi stessi”.

Sulla porta del negozio non ci sono annunci festosi relativi alla ripartenza, avvisi di avvenuta sanificazione o altri cartelli. Regnano confusione e timori, tanto per i clienti quanto per i negozianti: “Le persone escono da casa solo per fare attività fisica o andare a trovare i parenti, come previsto dalla legge – osserva Brancati – e il centro è quasi deserto ma pieno di forze dell’ordine che controllano le autocertificazioni. Sommando le due cose è facile rendersi conto che la gente non esce per andare in sartoria, anche sapendo che è aperta. A quei clienti che mi chiamano, chiedendomi se nell’autocertificazione possono scrivere che vengono nel mio negozio, non so nemmeno cosa rispondere”.

De Lisi e il marito lanciano un appello a chiunque, fra istituzioni e associazioni di categoria, sia in grado di fornire maggiori delucidazioni sulla ripartenza delle sartorie: “Il nostro settore vede un vero guadagno da aprile a settembre, grazie alle cerimonie – puntualizzano – mentre per il resto dell’anno recuperiamo le spese. Niente a che vedere con la situazione attuale: oggi davanti al negozio c’è solo il vento”.


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