ROMA – Niente processo disciplinare per il pm di Palermo Nino Di Matteo che era stato accusato di aver rivelato in un’intervista l’esistenza di telefonate tra Giorgio Napolitano e Nicola Mancino intercettate nell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Il Csm ha prosciolto il magistrato in istruttoria, accogliendo la richiesta del Pg della Cassazione.
La decisione è stata presa per ”essere stati esclusi gli addebiti”. L’accusa specifica a Di Matteo, e che aveva portato all’avvio di un’azione disciplinare nei suoi confronti, era quella di aver violato il diritto alla riservatezza del Capo dello Stato, proprio per aver parlato di quelle telefonate in un’intervista a Repubblica. Ma gli accertamenti compiuti dalla Procura generale della Cassazione, che nei mesi trascorsi ha ascoltato diversi testimoni, tra i quali anche alcuni giornalisti, hanno verificato che in realtà la notizia dell’esistenza di queste conversazioni tra il presidente della Repubblica e l’ex ministro Mancino era già stata pubblicata il giorno prima dell’intervista del pm di Palermo da alcune testate online e dal settimanale Panorama. Di qui la richiesta del Pg Gianfranco Ciani alla sezione disciplinare del Csm di non luogo a procedere per Di Matteo. L’azione disciplinare era stata promossa anche nei confronti del procuratore di Palermo Francesco Messineo, che era stato accusato di non aver segnalato ai titolari dell’azione disciplinare il comportamento di Di Matteo. Ma essendo venuta meno l’accusa nei confronti del pm titolare dell’inchiesta Stato-mafia, è caduta anche la contestazione nei confronti di Messineo.
La ricostruzione e la valutazione dei fatti “consentono di escludere” che le dichiarazioni del pm di Palermo Nino Di Matteo “siano state animate dalla volontà di ledere intenzionalmente il diritto di riservatezza del presidente della Repubblica”. E’ quanto scrive il Csm nell’ordinanza con cui proscioglie il pm
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“Non abbiamo mai avuto dubbi che sarebbe finita così”. Così Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto a Messina e difensore di Nino Di Matteo nel procedimento disciplinare davanti al Csm, commenta la decisione della sezione disciplinare di prosciogliere il suo assistito. Ardita ha appena finito di parlare con Di Matteo e dice: “Siamo sempre stati convinti che non ci fosse alcuna condotta da sanzionare”; una convinzione rafforzata anche dalla “storia professionale” del pm di Palermo. Ardita spiega che la difesa ha puntato sui fatti, evitando che il giudizio potesse essere in qualche modo influenzato dall’inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mafia, che ha “catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica”. “Ogni cittadino – sottolinea – ha diritto di essere giudicato sui fatti, non sull’onda emozionale del clamore di un’inchiesta”.