La Sicilia soffre, "ma non è tutta colpa del Covid": scenari e previsioni

L’economia in Sicilia annaspa, “ma non è tutta colpa del Covid”

L'analisi dell'Isola tra presente e futuro
IL REPORT DEL DISTE
di
5 min di lettura

PALERMO – Il coronavirus è soltanto l’ultimo strascico di una crisi che non abbandona l’economia siciliana da oltre dieci anni. Così, ora più che mai, una lunga catena di conseguenze si ripercuote su settori produttivi in ginocchio e su un’occupazione che dà solo l’illusione di resistere. “Se non ora quando?”: si apre con questo campanello d’allarme il 52esimo Report Sicilia del centro di ricerche economiche Diste consulting, che realizza analisi previsionali dal 1995. Il rapporto passa ai raggi X diversi ambiti economici dell’Isola, dai consumi alle famiglie, dalle esportazioni agli investimenti. Poi fornisce un quadro previsionale del futuro che aspetta la Sicilia e i siciliani.

A redigere il documento un comitato scientifico composto da dieci esperti e presieduto dall’economista Pietro Busetta, già alla guida dell’Isesst (Istituto esperti per lo studio del territorio). Il responsabile operativo è Alessandro La Monica. Ecco alcune delle osservazioni mosse dal gruppo, accompagnate dalle previsioni per il 2021.

L’incognita licenziamenti bloccati

Le prime riflessioni sono affidate a un imprenditore, Gianmarco Costanzo: “Quest’anno è particolare”, scrive, prendendo in considerazione soprattutto la “diminuzione degli occupati che fondamentalmente scendono al di sotto del milione 200 mila. È da questo punto che bisognerà risalire”. Costanzo ricorda che i dati sono ancora in divenire, poi si interroga sulla normativa che sta mantenendo bloccati i licenziamenti per preservare l’occupazione durante la pandemia: “Cosa succederà quando ognuno potrà muoversi in funzione del mercato, in funzione delle proprie possibilità, in funzione di una azienda che deve fare utili?”. La speranza è riposta in una ripresa “a V”, e cioè “un rimbalzo particolarmente forte non appena avremo la sicurezza che il virus sia stato sconfitto”.

Il Covid è la punta dell’iceberg

Ma il comitato del Diste consulting avvisa che “non è tutta colpa del Covid-19. Un altro virus – dice – corrode da tempo le fondamenta del sistema produttivo rendendolo meno resiliente alle crisi”. Il riferimento è a un periodo in cui il coronavirus non era nemmeno un’ipotesi: “L’economia era adagiata sul fondo di un ciclo recessivo durato quasi ininterrottamente dal 2008”. Tornando al Covid, gli autori del documento considerano le stime “aleatorie” per via della forte “incertezza sull’intensità e la durata dell’emergenza”, ma le ritengono ugualmente “indicative della carica letale sull’economia finora dimostrata dal virus”. Ecco perché non devono ingannare i dati legati all’occupazione: attualmente lo stop ai licenziamenti e la riduzione dei tassi di partecipazione comportano un calo del 3,2 per cento, determinando una discesa del tasso di disoccupazione dal 20 per cento al 17 per cento.

Pil siciliano in caduta libera

Le proiezioni economiche dell’anno sono impietose: il Report Sicilia parla di un crollo del prodotto interno lordo del 12,5 per cento in termini reali, e di una perdita in termini monetari di 11,7 miliardi di euro rispetto al 2019. È previsto che il Pil per abitante si riduca a 15.749 euro, 2.250 euro in meno dell’anno passato. Dati negativi che si uniscono alle rilevazioni esposte nei giorni scorsi dall’assessore all’Economia, Gaetano Armao, nel presentare la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza regionale.

L’Isola è più povera

Arretrano inevitabilmente anche i consumi delle famiglie, il cui volume si sgonfia dell’11,8 per cento determinando una perdita di 8,3 miliardi a livello monetario. L’ammontare dei consumi per abitante scende a 12.467 euro, ovvero 1.588 euro in meno dell’anno prima. “Le misure di sostegno all’occupazione e al reddito hanno arginato lievemente la caduta dei consumi – osserva il Diste – ma non hanno impedito un aumento della povertà”. Secondo valutazioni preliminari del centro ricerche, infatti, “nel 2020 l’area della povertà si sarebbe ingrandita a circa un quarto dei due milioni di famiglie residenti” in Sicilia.

Chi affonda e chi resiste

La valanga di perdite economiche non risparmia nessuno, o quasi. A pagare lo scotto più pesante sono i servizi che crollano del 13,6 per cento del valore aggiunto, trainati dalla voragine delle attività collegate a turismo, ristorazione, commercio, arte e spettacolo. Così si assiste a un -46,7 per cento per alberghi e ristoranti: una perdita di 1,5 miliardi di euro. Non è da meno il commercio, il cui valore aggiunto crolla del 41,4 per cento che si traduce in un deficit di 4,1 miliardi. Nella manifattura è attesa una flessione dell’11,4 per cento con una perdita di 550 milioni, mentre nelle restanti attività industriali si stima un calo di 100 milioni di euro. “Il forte shock subito dalle imprese ha innescato una contrazione degli investimenti allarmante per i beni strumentali – dice poi il rapporto – previsti in caduta del 18,7 per cento, pari a 1,1 miliardi di euro”.

Qualche settore però regge meglio.Il report ‘grazia’ l’agricoltura siciliana, che subisce una regressione del 2,1 per cento e un passivo “nel complesso modesto”, ma tengono botta anche le costruzioni, come aveva già raccontato Live Sicilia in ambito palermitano: la discesa del valore aggiunto è prossima al 7,9 per cento, con una flessione monetaria che sfiora i 250 milioni. Il calo degli investimenti nel settore inoltre è contenuto, attestandosi al 7,8 per cento e cioè 530 milioni di spesa in meno. In questo si riscontra la complicità del “rimbalzo estivo sostenuto dai superbonus e dalla prospettiva di rilancio infrastrutturale”.

Che 2021 ci attende?

La profonda incertezza sulla evoluzione a breve termine della curva epidemiologica ha suggerito al comitato Diste “due scenari, che ipotizzano in ogni caso un’inversione di tendenza a partire dalla primavera, animata da una moderazione della pandemia”. Nell’ipotesi più favorevole e ritenuta più attendibile, “il prodotto interno lordo è stimato crescere del 4,2 per cento, pari a una ripresa monetaria di 3,5 miliardi di euro, mentre il Pil per abitante risale a 16.549 euro guadagnando 800 euro rispetto al 2020. I consumi delle famiglie crescono del 4,9 per cento e lievitano di circa 3 miliardi; l’ammontare della spesa pro capite giunge a 13.158 euro recuperando 690 euro sul 2020”. Effetto contrario per il mercato del lavoro: si andrebbe incontro a una flessione dell’occupazione del 6,6 per cento e un aumento della disoccupazione al 21,9 per cento.

Ecco invece lo scenario meno florido profilato dal centro ricerche: “Il recupero del Pil è previsto aggirarsi intorno al 2,9 per cento in termini reali, sintesi anche qui di andamenti settoriali in ripresa estesi a tutti gli indicatori sottoposti alla previsione. Mentre nella versione più ottimistica il differenziale negativo tra il 2021 e il 2019 è dell’8,8 per cento, in questa versione il distacco risulta moderatamente più accentuato e prossimo al 10 per cento. Quindi il Pil pro capite arretra a 16.335 euro, mantenendo un divario rispetto al 2019 di 1.664 euro – precisa il rapporto – contro i 1.449 euro della versione più favorevole”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI