Legami tra barcellonesi e catanesi| Annullata la condanna di Bucceri - Live Sicilia

Legami tra barcellonesi e catanesi| Annullata la condanna di Bucceri

L'impianto accusatorio del processo Gotha (stralcio abbreviato) regge davanti alla Suprema Corte che conferma le condanne dei personaggi chiave dell'inchiesta. Solo una posizione è stata annullata, quello di Concetto Bucceri, che era stato accusato di concorso esterno.

LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE
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MESSINA – Il cuore dell’inchiesta Gotha, indagine che racconta delle infiltrazioni del clan dei barcellonesi negli appalti e nella politica e il predominio sul territorio messinese conquistato con il terrore dell’imposizione del pizzo, regge davanti ai giudici delle Suprema Corte di Cassazione. La sentenza di secondo grado dello stralcio del processo che si è celebrato con il rito abbreviato è stata in parte modificata per alcune posizioni. Annullata senza rinvio la condanna di Concetto Bucceri.

L’operazione antimafia era scattata dopo le dichiarazioni di Luigi La Rosa, all’epoca presidente della Sezione Aias di Barcellona Pozzo di Gotto, con sede operativa a Milazzo, che aveva raccontato delle “pressioni” a cui lo avrebbe sottoposto la famiglia barcellonese. Indagini e rivelazioni di collaboratori di giustizia hanno portato a scoperchiare un vaso di pandora di collusioni e favori, che hanno portato – vista la decisione della Cassazione – a condanne ormai diventate definitive. Nel processo, si erano costituite parte civili oltre al comune ddi Barcellona Pozzo di Gotto anche l’amministrazione di Mazzarrà Sant’Andrea e l’Aias, difesa dall’avvocato del foro di Catania Vito Pirrone. La Cassazione ha disposto per i condannati alla rifusione delle spese processuali per i due comuni che si sono costituiti parte civile che liquida in 4.500 per ente.

Giovanni Rao, considerato il referente del mandamento di Castroreale nel quadro di potere di Cosa nostra barcellonese, dovrà scontare una pena a 16 anni. Rao, inoltre, deve rifondere all’Aias 4.500 euro per le spese processuali sostenute. La Cassazione ha poi rigettato il ricorso di Salvatore Sem Di Salvo, che dovrà scontare una pena di 17 anni. Otto anni, invece, sono gli anni di carcere per Roberto Martorana e Francesco D’Amico. La Corte di Cassazione invece ha rinviato al Tribunale di Reggio Calabria la rideterminazione della pena per Carmelo Vito Foti e Salvatore Ofria, per loro la Suprema Corte ha annullato la sentenza per quanto riguarda l’associazione mafiosa. Confermata il reato di estorsione per Tindaro Marino, ma i giudici calabresi dovranno rideterminare la pena anche per lui visto l’annullamento delle altre contestazioni.

E’ stata invece annullata senza rinvio (caso che accade molto raramente) la condanna di Concetto Bucceri, difeso dall’avvocato catanese Giorgio Antoci, che era accusato di concorso esterno per aver “agevolato” i barcellonesi in diversi affari “sfruttando” la sua posizione organica all’interno della mafia catanese (gruppo di Picanello, quartiere di Catania), in particolare sarebbe stato referente dei Brunetto di Fiumefreddo di Sicilia. Trattandosi di un annullamento senza rinvio, l’ipotesi che si configura (ma di ipotesi si tratta visto che non si hanno le motivazioni) è che la Cassazione sia entrata nel merito della contestazione e cioè quella del reato di concorso esterno. L’assunto accusatorio di partenza è che Bucceri fosse appartenente a Cosa nostra catanese (così come rilevato da alcuni collaboratori di giustizia): monte probatorio che avrebbe potuto portare a carico dell’imputato l’accusa di associazione mafiosa, ma in questo caso si sarebeb determinata la non competenza territoriale del Tribunale di Messina. Nelle motivazioni dei giudici d’appello la posizione di organicità alla mafia catanese avrebbe portato comportamenti di cui avrebbero “beneficiato le due consorterie mafiose” – scrivono i giudici di secondo grado. Qualcosa, però, non ha convinto la prima sezione della Cassazione.

 

 


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