L'era post-Nicolini di Lampedusa | Il sindaco: "Mi chiamano razzista" - Live Sicilia

L’era post-Nicolini di Lampedusa | Il sindaco: “Mi chiamano razzista”

Le polemiche su Martello dopo la richiesta di chiudere il centro di accoglienza dell'isola.

LA LETTERA
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PALERMO – “Purtroppo devo constatare che chiedere che anche i migranti rispettino le stesse regole che valgono per i lampedusani e per gli altri cittadini italiani, secondo qualcuno significa essere ‘razzista’ se non addirittura ‘terrorista’. Chi parla così vive in un mondo capovolto: un terrorista è colui il quale sovverte l’ordine pubblico, non chi chiede che venga rispettato”. Lo scrive il sindaco di Lampedusa, Totò Martello in una lettera aperta, dopo che ieri aveva chiesto la chiusura dell’hotspot dell’isola denunciando una “situazione al collasso”. “Chiudere il centro di accoglienza di Lampedusa: sapevo che pronunciando queste parole avrei creato un ‘caso’, che mi sarei attirato critiche e apprezzamenti, sguardi di indignazione e messaggi di incoraggiamento. Ma – scrive il nuovo sindaco, che ha battuto alle ultime elezioni Giusi Nicolini – era l’unico modo per accendere i riflettori su quello che da alcune settimane sta avvenendo nella nostra isola”.

“Se un cittadino italiano avesse fatto quello che ho visto fare a molti migranti giunti sull’isola in queste settimane (vagabondare e ubriacarsi per il centro cittadino, importunare passanti, utilizzare le strade come fossero toilette a cielo aperto) e avessi chiesto l’intervento delle forze dell’ordine, nessuno avrebbe avuto nulla da obiettare”. E aggiunge: “Lampedusa è stata, è, e intende continuare a essere un’isola di accoglienza: è mio dovere però chiedere che l’accoglienza sia organizzata all’interno di un contesto di regole di ordine pubblico e di decoro”.

“Se qualcuno vuole speculare sulle mie parole – conclude Martello – è libero di farlo, ma qui il tema non è né il razzismo né l’intolleranza: il punto è il rispetto dell’ordine pubblico e delle regole. Un rispetto che non può valere solo per i lampedusani, mentre chiunque altro viene lasciato libero di agire come vuole”.

AGGIORNAMENTO 15.48

“Dopo il clamore mediatico determinato dalle mie dichiarazioni, la situazione a Lampedusa è tornata alla ‘normalità’: sono aumentati i controlli sui migranti e il centro di accoglienza ha ripreso le sue funzioni. Purtroppo a volte nel nostro Paese è necessario ‘alzare la voce’ per ottenere il rispetto dei diritti e delle regole: questo è un aspetto che da cittadino mi dispiace e mi fa riflettere, perché quello che dovrebbe essere ‘normale’ spesso viene considerato pretestuoso”. Lo dice il sindaco di Lampedusa, Toto’ Martello, in una nota. “Ringrazio le forze dell’ordine e le istituzioni per il loro impegno che, ne sono certo, da adesso in poi resterà costante e permetterà il regolare funzionamento delle procedura di accoglienza – aggiunge – Non intendo alimentare altre polemiche, né commentare prese di posizione da parte di chi cerca solo di ritagliarsi piccoli spazi di visibilità: il mio unico interesse è il bene di Lampedusa e dei lampedusani. I veleni e gli insulti non mi intimidiscono e non mi fanno paura. Continuerò a lavorare, come ho sempre fatto, per tutelare i miei concittadini e per fare in modo che il meccanismo di soccorso ed accoglienza dei migranti nell’isola proceda regolarmente e nel miglior modo possibile”.

E l’ex sindaco Giusi Nicolini dal suo profilo Facebook risponde: ” Dopo tutta questa vergognosa farsa inscenata sul nulla, arriva un comunicato dell’attuale Sindaco/terrorista con il quale si afferma che l’emergenza è rientrata. La verità è una: l’emergenza non c’era e sarebbe difficile, agli inviati dei media che stanno raggiungendo l’isola in queste ore, mostrare una emergenza che non esiste. L’isola aveva saputo conquistare serenità, solidarietà, rispetto, dignità, ammirazione. Alcuni interessi ben identificati si sono coalizzati per far ritornare l’isola indietro, nell’illegalità e nel disonore, riportando in sella un noto terrorista politico, che ha scelto di alimentare paura e determinare caos per distogliere l’attenzione dalle promesse che non potrà mantenere e dagli affari che si vorrebbero fare. Se così non fosse, allora si tratta solo di incapacità ad affrontare banali problemi di interlocuzione istituzionale con Prefettura e Questura. In tutti i casi, Lampedusa fa scuola anche in questo e insegna tante cose sui meccanismi che favoriscono razzismo, paura e intolleranza e su quanti modi possibili esistono per fare politica e governare un luogo”.


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