Lettera a Carlotta: "Una farfalla bianca volteggiava" - Live Sicilia

Lettera a Carlotta: “Una farfalla bianca volteggiava”

Una farfalla bianca volteggiava lieve intorno a lei, rivolse lo sguardo all’orizzonte del mare

Era il 15 agosto 2032,
erano passati trent’anni da quel giorno in cui Carlotta, la sua bambina, era andata via da questa terra…
Ester aveva trascorso tutto questo tempo portando con se ad ogni istante il ricordo di sua figlia come una compagnia silente, come quando cresceva dentro il suo grembo, dentro di lei.
Il tempo si era adagiato sul suo viso inargentando i suoi capelli, ma i suoi pensieri erano ancora forti e liberi.
Nei suoi sedici anni di vita, Carlotta aveva impresso il ricordo di lei in tutti coloro che l’avevano conosciuta.
Il mondo di oggi non somigliava alla calma serena di quegli anni.
Era la fine di un millennio.
E gli uomini erano pieni di certezze e rivolti alla conquista di nuovi traguardi. Invece la natura e l’evoluzione avevano scosso l’umanità, che era tardivamente corsa ai ripari, al cambiamento, correggendo molti degli errori commessi.
Carlotta aveva con il suo passo lieve percorso la vita riempiendola di memoria;
Ester poteva sentire ancora le sue risate nelle corse sulla spiaggia e vedere i suoi occhi brillare nel riflesso dell’acqua.
Anni trascorsi cercando di dare un senso al tempo.
Cercando di essere utili.
Di produrre bene.
Con tanta laboriosità, rifugio dell’inquietudine del suo animo.
Sapeva che non avrebbe mai più rivisto sua figlia.
Ma era certa che l’avrebbe rincontrata un giorno.
Pensava ai suoi due figli Carlotta e Giorgio : il senso della vita, per loro era valsa la pena di vivere.
In quella assolata giornata di agosto Ester Madre, si ritrovava a pensare alla meraviglia del dono della vita ed era come se tutti i colori, profumi, le luci del mondo si addensassero dentro di lei.
Quando Carlotta era morta
Aveva temuto la fissità del tempo ed invece era riuscita a coltivare l’amore dentro di se ed a poco a poco il dolore si era trasfigurato in bene, in perdono.
Emily Dickinson scrive:
“Non ci accorgiamo mai della nostra altezza
fino a quando non ci chiedono di alzarci, allora, se fedeli al progetto la nostra statura tocca i cieli.
L’eroismo che noi recitiamo sarebbe poca cosa, se non ci accorciassimo da soli per paura di essere re”
Ester aveva aggiunto ogni giorno un gradino alla sua scala per potere raggiungere Carlotta fino al cielo.
Non aveva avuto paura di rischiare e si era alzata.
Aveva conosciuto
il successo e la sconfitta,
la gioia e la tristezza,
la tenacia e la delusione.
E su tutto questo aveva regnato la speranza.
Ed ora sperava di rivederla presto la sua bambina.
Aveva tante storie da raccontarle.
Chiusa nella conca della sabbia aspettava il tramonto.
Una farfalla bianca volteggiava lieve intorno a lei, rivolse lo sguardo all’orizzonte del mare;
Le parve infinito, chiuse gli occhi ed aspettò di sognare…


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