CATANIA- Tra gli stucchi pregiati e i marmi tirati a lucido di Palazzo degli Elefanti si aggira un comunista che nel 2008 aveva deciso di lasciare la città per l’ennessima, scrosciante, vittoria del centrodestra. Mentre Raffaele Stancanelli entrava in Municipio, Orazio Licandro faceva le valigie e, in pochi lo sanno, aveva intenzione di non tornare più a Catania. Quando la notizia si diffuse, dopo il famoso “mi vergogno di essere catanese” di Licandro, partì la ola dalla curva Nord della sala consiliare. Dopo anni di persecuzione “comunista”, i colonnelli di Scapagnini, Lombardo e Stancanelli lanciarono un grido liberatorio. Nessuno in quel momento avrebbe mai potuto immaginare che Licandro qualche anno dopo sarebbe entrato dalla stessa porta dalla quale sarebbe uscito, con una sonora bastonata elettorale, il centrodestra, ma soprattutto, che il “compagno” un giorno avrebbe governato al fianco degli ex lombardiani che un tempo contestava. E’ questa la critica più accesa che gli rivolgono avversari, ex commilitoni dei Comunisti italiani e giovani dei centri sociali. A 10 mesi dall’inizio del mandato Licandro è pronto a rispondere a mille quesiti, a partire da quelli che gli hanno rivolto i lettori di LivesiciliaCatania. E poi bisogna capire che differenza c’è tra il metodo di governo di Bianco e quello di Stancanelli, se c’è stata un’inversione di tendenza e quali sono i punti di forza dell’assessore alla Bellezza Condivisa.
Una volta lei ha detto che sarebbe stato pronto a lasciare Catania se fosse stato eletto Stancanelli, si vergognava di essere catanese…
Lo confermo, me ne stavo andando, perché una città che continuava ad alimentare questo sistema non consentiva di vivere. Volevo andarmene veramente, avevo compreso di essere un disadattato. Bianco mi ha fatto restare a Catania, condividendo le sue battaglie.
Com’era Catania nel 2008?
Catania era sprofondata all’infermo con una pessima amministrazione, una città che era andata fuori controllo, senza alcuna sorveglianza e aveva prodotto sacche vastissime di illegalità con la conseguente perdita di senso civico, l’orgoglio di appartenere ad una città che ha grandi tradizioni, storia e un patrimonio inestimabile.
La figura di Scapagnini si può scindere da quella dei suoi sostenitori?
L’eredità politica è pesantissima e molti di quelli che hanno sostenuto quella stagione, mentre Scapagnini precipitava, lo hanno abbandonato togliendo ogni sostegno
Molti adesso sono con l’amministrazione Bianco. Questa è una delle domande che fanno i nostri lettori. Come può Orazio Licandro governare con persone che sono state protagoniste di quell’era?
Non ci sono ex componenti della giunta Scapagnini tra gli assessori. Alcuni sono nella maggioranza, se la mettiamo sulle persone si perde la logica. Orazio Licandro era un oppositore di quello che realizzavano. Adesso abbiamo un sindaco che si è presentato con un programma preciso che era di totale rottura con quel modo di gestire il Comune e io ho aderito a quel programma e a quei valori che non hanno niente a che vedere con le pratiche che c’erano in municipio. Io oggi sono con Consoli, con Di Salvo e insieme stiamo lavorando a un programma che vede in prima linea un sindaco che, come me, e più di me, è stato oppositore di Scapagnini e di Lombardo. Ricordo la battaglia che Bianco ha condotto nel Pd quando la maggioranza di quel partito sosteneva il governo Lombardo. Mi trovo in ottima compagnia con un sindaco che trova al centro contenuti, proposte, programmi e non ragionamenti su nomi e cognomi.
Qual è la differenza, dal punto di vista del metodo, tra Enzo Bianco e Raffaele Stancanelli?
Stancanelli, quando Scapagnini era sindaco, era assessore agli Enti Locali e doveva esercitare un controllo sul Comune, dopo si candidò in continuità con Scapagnini. Una volta eletto, Stancanelli ha sostenuto di essere in discontinuità e di aver risanato il comune di Catania. Noi rispetto al passato stiamo producendo decisioni molto dure e in piena rottura.
Per esempio?
La revoca della cementificazione del lungomare. Io personalmente ho denunciato quest’operazione e lo fece anche Bianco. Addirittura il Capo della Protezione civile aveva diffidato l’Ufficio speciale a revocare in autotutela l’appalto e nessuno si adeguò a quella decisione.
Ma anche Stancanelli aveva tentato di bloccare…
No, restò in piedi l’affare. Stancanelli non lo revocò, lo abbiamo fatto noi. Il Piano di rientro avrebbe dovuto emanarlo Stancanelli e non soltanto elaborarlo, lo abbiamo dovuto fare noi. Lui non lo aveva fatto approvare. Uno dei primi atti del sindaco Bianco è stato quello di prorogare il vecchio Consiglio per approvare il Piano. Chiudere gli asili nido sarebbe stato facile, noi abbiamo visto che non era possibile e l’assessore al ramo ha rimesso in piedi un sistema che ha consentito l’apertura delle strutture pubbliche per i più piccoli. Il Pua. La vecchia amministrazione aveva dato via libera. Il sindaco Bianco, nel rispetto della legalità, ha stabilito che se non c’è trasparenza sui capitali si ferma tutto. Stiamo toccando interessi rilevanti con un impatto molto forte. Corso dei Martiri, bisogna rivedere al ribasso e non al rialzo gli indici di cubatura. Per non parlare di una cosa che non si era mai vista: la pretesa del rispetto delle norme da parte del personale comunale. Da quello più in basso al direttore. Chi non le rispetta è stato licenziato. Sono atti concreti. Io sapevo con chi mi stavo alleando e non a caso, in questi anni in cui mi sono molto esposto ho condiviso ogni cosa con Enzo Bianco.
Che tipo è Enzo Bianco?
E’ leale e sa tenere i rapporti umani.
Un difetto?
E’ molto determinato, caparbio…ma non è un difetto. Quando ti confronti, se lui ha un’idea per fargliela cambiare devi essere convincente. Anche io ho la testa dura…
La cultura a Catania che fine ha fatto?
Da diversi anni non c’era la percezione della politica culturale. Adesso le cose sono cambiate.
In che modo?
La città è piena di turisti, nonostante per quest’anno le compagnie crocieristiche si siano indirizzate altrove, visto che eravamo fuori mercato: ogni cosa al porto di Catania costava almeno il 30% in più. Bianco ha obbligato tutti i soggetti a rientrare negli standard. Oggi la città è piena di turisti perché abbiamo realizzato una politica del trasporto aereo molto forte. C’è una politica che comprende voli diretti che riguardano tutte le principali città e adesso c’è anche Catania – Istanbul. Tutti i musei sono aperti dalle 9.00 alle 19.00, prima non era così, questo ha prodotto un dato oggettivo: l’incremento del 45% dei flussi dei visitatori e degli incassi. Significa che anche senza mettere un centesimo, ma sfruttando le potenzialità che hai, puoi invertire la tendenza. Catania ha una ricchezza non solo di siti, ma anche di intelligenze, è una città vivacissima sotto il profilo culturale. La Regione non ci ha dato un solo centesimo per le iniziative culturali. Stiamo lavorando con le nostre forze.
E i teatri?
Tutto il comparto cultura è stato massacrato. Noi stiamo provando a sostenerli in ogni modo. L’amministrazione concede i siti, le compagnie organizzano gli spettacoli.
Abbiamo messo Catania nel circuito dei grandi eventi. Quella di Battiato è una rassegna che si collega con appuntamenti di rilievo: verranno Ligabue, Capareza e molti altri
Avremo mostre importantissime in autunno.
Lei è stato molto contestato dai giovani di sinistra…
Lo spirito critico non deve mai essere abbandonato. Bisogna criticare quando c’è da criticare, sostenere quando c’è da sostenere. Sono stato criticato anche il 25 aprile quando stavamo dando il riconoscimento ai partigiani. Non ne ho capito le ragioni. C’è un pezzo di sinistra che si ritiene ostile a questa amministrazione, ma il centrosinistra è stato spesso stampella del centrodestra e in alcuni casi complice.
C’è un centrosinistra da ricostruire dalle fondamenta. Oggi le condizioni dell’Italia non sono quelle di 10 anni fa. Ci vuole un centrosinistra non per fare ciò che a parole si combatte ma per praticare ciò che si dice. Il rischio è di restare autoreferenziali e devo dire che anche gesti molto simbolici…il fatto di aver conferito il riconoscimento ai partigiani superstiti il 25 aprile è stato un segnale importante. Io non sono un pentito
Che vuol dire oggi essere un comunista?
Rispondo ad un vostro lettore che parla dei milioni di morti fatti dal comunismo, io non dico che non sono stati fatti errori, ma essere comunista vuol dire combattere lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Se per rispondere a questo lettore usassi le stesse categorie, dovremmo dire che tutti i cristiani sono dei criminali perché nel nome di Dio sono morte, nel corso dei millenni, milioni di persone. E ancora oggi le guerre scoppiano nel nome di questo o di quel Dio, di questa o di quella fede religiosa. I miei ideali sono quelli di uguaglianza, libertà, miglioramento delle condizioni di vita e oggi un comunista, per quanto possa sembrare strano, può dare un contributo alla sua città.
Il centro storico di Catania è in pessime condizioni, non si contano gli abusivi, nessuno è mai riuscito a canalizzare le istanze dei ceti disagiati in luoghi idonei alla vendita di prodotti ortofrutticoli. Piazza Alcalà è inagibile, la zona del porto, impraticabile…
Questi sono problemi di fondo che non si risolvono in 9 mesi perché sul piano dell’abusivismo commerciale è vero che ci può essere il disperato che tenta di guadagnare qualcosa, ma c’è un sistema che riconduce alla criminalità organizzata perché la quantità di merce che noi troviamo esposta e in vendita in larghi settori non può ricondursi al disperato.
Come si fa a sconfiggere questo sistema?
E’ un problema che va affrontato in maniera seria con tutte le istituzioni. Non può essere lasciato alle poche pattuglie dei vigili urbani. Devo dire che il sindaco ha chiesto questo tavolo interforze che sta producendo tutta una serie di interventi, ma la strada è lunga.
Il porto?
La parte commerciale deve essere spostata e il porto deve essere liberato.
Deve essere spostata verso la Playa dove è stata fatta la darsena da 100milioni?
L’importante è che venga liberato il porto, l’anomalia è che Catania è privata del suo mare. Il cittadino non può accedere al porto, c’è una cinta di cemento e ferro. Non esiste da nessuna parte, solo da noi. Noi vogliamo una riqualificazione totale dell’area del porto.
Che idea si è fatto dei catanesi? Questa città è irredimibile o può cambiare?
Secondo Sciascia la Sicilia era irredimibile. Non lo so se avesse ragione, dire sì o no sarebbe da presuntuosi. Ci sono grandi persone, oggi ho parlato con un’imprenditrice che ha deciso di restare e che adesso vede degli spiragli di luce. Non basta dire, bisogna fare concretamente. C’è stata una regressione culturale in questa città, non ammetterlo sarebbe da irresponsabili, una regressione molto forte, nei comportamenti, c’è molta violenza, bisogna ritrovare il senso di appartenenza a una comunità e comincio da me stesso che l’ho detto, non vergognandosi più di essere catanesi. Ma per fare questo bisogna rimboccarsi le maniche e ricostruire. Non puoi salire sul palo, come facevano gli antichi predicatori cristiani, bisogna agire. Noi abbiamo installato i primi pannelli turistici della città in italiano e inglese, già sono stati vandalizzati, le barre per i non vedenti sono state rubate. Un’amministrazione che armi ha contro comportamenti così devastanti? Sono i cittadini che dovrebbero intervenire contro coloro che danneggiano Catania. Io andando in giro faccio dalle 10 alle 15 segnalazioni ai nostri vigili ogni giorno. E’ la città che deve reagire a questi comportamenti. Sono comportamenti di massa e voi lo avete fotografato con il reportage sul centro storico.
Un impegno concreto entro l’estate?
Stiamo lavorando molto sui grandi contenitori culturali, è quasi pronto l’ex convento dei Crociferi. Stiamo lavorando sull’ex monastero Santa Chiara, quello che con Catania Risorse stava per essere venduto, noi lo rimettiamo in sesto, e Catania potrà ripartire, anche da lì.