Licata, torture a disabili psichici postate sui social: 4 condanne

Licata, torture a disabili psichici postate sui social: 4 condanne NOMI

L'orrore nell'Agrigentino
L'INCHIESTA
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LICATA (AG) – I giudici della terza sezione penale della Corte di Appello di Palermo, presieduta da Antonio Napoli, hanno disposto quattro condanne nel processo scaturito dall’inchiesta sulle torture a disabili psichici di Licata divenute virali in rete dopo essere state postate sui social network. La corte ha ridotto lievemente le pene rispetto alla sentenza di primo grado del tribunale di Agrigento, ritenendo “assorbito” il reato di sequestro di persona con quello di tortura. 

Le persone condannate

I giudici hanno condannato Antonio Casaccio a 7 anni di reclusione (9 anni in primo grado); 6 anni e 6 mesi di reclusione a Jason Lauria (8 anni in primo grado); 5 anni e 10 mesi di reclusione a Gianluca Sortino (7 anni in primo grado); 4 anni di reclusione ad Angelo Marco Sortino (7 anni in primo grado). La Corte ha altresì disposto la trasmissione degli atti in Procura, per le valutazioni del caso, relativi ad una testimonianza resa durante l’incidente probatorio. 

L’inchiesta

L’inchiesta scaturisce da una delicata indagine coordinata dall’allora procuratore capo Luigi Patronaggio e dal sostituto procuratore Gianluca Caputo nel gennaio 2021. I carabinieri della Compagnia di Licata fermarono tre persone accusate di aver picchiato e torturato tre disabili psichici postando poi sui social le immagini registrate con uno smartphone. La vicenda ha avuto un notevole impulso con la decisione delle vittime, spaventate e intimidite, di rompere il muro del silenzio e denunciare tutto ai militari dell’Arma con non poche difficoltà dovute al timore di poter subire ritorsioni. Ritorsioni che puntualmente si sono verificate.

La ricostruzione dei fatti

Una delle vittime che aveva deciso di parlare con i carabinieri venne aggredita. Pochi giorni prima un’altra vittima fu trascinata, legata con nastro adesivo in un vicolo e picchiata con calci e pugni mentre altri riprendevano con un cellulare la scena poi puntualmente postata da uno dei tre indagati sul proprio profilo Facebook con tanto di faccina sorridente e la didascalia: “Imballaggio Bartolini, consegnamo pacchi in tutta Italia. Per info contattatemi”. 

Gli imputati

I quattro imputati furono condannati in primo grado dal gup del tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano. Una sentenza che fece giurisprudenza in Sicilia essendo la prima volta che delle persone venivano riconosciute responsabili di tortura dall’istituzione del reato nel 2017. Adesso sono arrivate le condanne anche in Appello che, seppur con lievi sconti di pena, confermano l’intero impianto accusatorio. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giovanni Castronovo, Giuseppe Glicerio, Dario Crocifisso Granvillano, Santo Lucia e Giuseppe Vinciguerra. L’accusa era sostenuta in aula dal sostituto procuratore generale di Palermo, Carlo Lenzi.


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