CATANIA – Lo specialista del narcotraffico nel darkweb. Il “knowhow” di Giuseppe Mangiameli, ritenuto il capo del gruppo criminale sgominato ieri dai poliziotti della Narcotici nel blitz Empire, nella vendita di droghe sintetiche attraverso i canali oscuri di internet lo avrebbe appreso “in famiglia”. Anche il fratello Alfio, infatti, nel 2013 ha problemi con la giustizia – ma fuori dalla Sicilia – per affari illeciti molto simili a quelli scoperti dalla Squadra Mobile etnea. Nelle quasi 1000 pagine dell’ordinanza firmata dalla gip Maria Ivana Cardillo c’è un dialogo con il fratello Alfio, mentre è detenuto a Pescara, nel corso del quale discutono della persona che avrebbe fatto la soffiata alle forze dell’ordine che ne avrebbe causato l’arresto. Mangiameli medita vendetta: “lo facciamo venire a casa con la scusa che gli devi dire una cosa… e poi invece ci sono io all’improvviso… gli devo dire due parole..”.
La gip parla di ‘lunga militanza’ di Giuseppe Mangiameli nel “settore della droga”. Un curriculum criminale che emergerebbe da una precisa intercettazione. Il 29 giugno 2020 Michael Magliuolo e Andrea Garofalo, due indagati arrestati ieri nell’operazione delle mobile etnea, commenta il fatto che ovunque Mangiameli avrebbe vissuto avrebbe sempre fatto “mangiare” (guadagnare, ndr) le persone coinvolgendole nei suoi affari illeciti. “Dove era lui a Lentini? a Lentini faceva mangiare le persone… se n’è andato al fortino (piazza Palestro) faceva mangiare le persone… se n’è venuto qua (via Adone 4) ci ha fatto “mangiare”.. se ne va a Librino (via Del Glicine) fa “mangiare” lì sotto perché è così…”.
Il trafficante digitale sarebbe riuscito a mettere sù una florida holding internazionale dello spaccio di pasticche e anfetamine, con un deposito di stoccaggio a San Giovanni Galermo in un garage di uno degli indagati. Avrebbe comprato dall’Olanda per poi rivendere – attraverso chat crittografate – negli Stati Uniti (in particolare).
Uno dei pacchi provenienti dai Paesi Bassi però non arriva a destinazione. In via Adone Mangiameli con altri sodali, tra cui l’ex moglie Salvatrice Federica Rapisarda, commenta l’ammanco della fornitura di marijuana che aspettano “Se lo sono rubati”, dice. “Io spero… tra i due mali è il male minore”, commenta l’ex consorte sospettando un possibile sequestro delle forze dell’ordine.
Mangiameli certo non immagina che i suoi affari illeciti sarebbero stati al centro di un’indagine federale americana dell’agenzia Homeland Security Investigation che porta a una serie di arresti e sequestri nel 2019. Molti pacchi sono intercettati all’aeroporto Jfk di New York. In uno di quei pacchi prelevano l’impronta papillare di Michael Magliuolo, che sarebbe il braccio destro di Mangiameli. I poliziotti Usa riescono anche a far vuotare il sacco ad alcuni ‘compratori’. Così scoprono che il primo contatto sarebbe avvenuto nel portale del darkweb Empire. Il narco digitale ha come nickname xxxmafiaxxx. Poi gli affari si concludono nella chat Wickr dove il soprannome è Mafiastars.
Gli investigatori americani riescono anche ad avere un tariffario delle droghe sintetiche, tutte pagate in cryptovalute: un chilo di ecstasy rock da 3.300 ai 5 mila bitcoin, 4800 bitcoin per 3500 pasticche di ecstasy, un chilo di Mdma dai 2500 ai 3500 bitcoin, 8000 bitcoin per mezzo chilo di ketamina. Le informazioni ottenute poi sono condivise con la Squadra Mobile etnea. Magliuolo finisce sotto intercettazione. E da lì parte l’inchiesta culminata con gli arresti di ieri.