CATANIA – Interi faldoni di documenti e progetti, consegnati e acquisiti, verbali di sommarie informazioni, ore di registrazioni, numerosi esposti.
Ecco cosa c’è dentro i faldoni dell’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Caltagirone sull’affare Social housing.
LE INDAGINI
La svolta è arrivata in questi giorni, col nuovo materiale acquisito dagli inquirenti che fa tremare il mondo della politica, compresi dipendenti pubblici e società private.
Sarebbero attualmente 5 gli iscritti nel registro degli indagati per reati che vanno dal falso, all’abuso d’ufficio, all’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggrava.
La Procura della Repubblica di Caltagirone, dopo numerose segnalazioni, ha acceso i riflettori sulla vicenda, controversa e nebulosa, ricostruita dal mensile S e da LiveSicilia e che oggi sembrerebbe essere arrivata a un punto di svolta.
VERIFICHE
Gli inquirenti stanno verificando se ci siano stati favoritismi nel progetto per la costruzione di 33 alloggi di edilizia a canone sostenibile e della Caserma dei Carabinieri di Caltagirone.
L’ipotesi, in corso di accertamento, è che sarebbero state avallate alcune operazioni di “maquillage” amministrativo, che avrebbero interessato i più alti vertici degli uffici e gli amministratori. A questo si aggiunge che alcune azioni portate avanti in consiglio comunale potrebbero essere state sostenute da soggetti “interessati”.
LA POLITICA
La notizia trapela nei giorni in cui la battaglia politica si inasprisce e le opposizioni si apprestano a richiedere un ulteriore consiglio straordinario con la presenza, in aula, del dirigente dell’ufficio tecnico Sebastiano Leonardi.
BRACCIO DI FERRO
Proprio Leonardi, in consiglio comunale, aveva sostenuto che gli atti del suo predecessore Ignazio Alberghina fossero “nulli”, inviando anche copia delle sue deduzioni alla Procura della Repubblica di Caltagirone.
Ma dopo quella seduta, Leonardi ritrattò ogni cosa, inviando una comunicazione all’assessorato regionale ai Lavori Pubblici. La questione resta spinosa, in consiglio comunale è mancato il numero legale e la parola, adesso, passa alla magistratura.