L'inchiesta sulle carte clonate | Un autonoleggio la base delle truffe - Live Sicilia

L’inchiesta sulle carte clonate | Un autonoleggio la base delle truffe

La ditta di autonoleggi in via Platania

Da via Platania, sede di una delle società fittizie create dall'organizzazione che clonava le carte di credito, partivano le telefonate agli istituti bancari. Veniva chiesta l'attivazione della procedura manuale di pagamento, quella che permetteva materialmente di mettere a segno la truffa.

PALERMO, Operazione Free Money - Le intercettazioni
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PALERMO – Una ditta di autonoleggio senza auto da affittare, ma, secondo gli inquirenti, base operativa per la maxi truffa. Era una delle tante messe in piedi da Alberto, Francesco e Cristian D’Orso, il gruppo che si sarebbe occupato di aprire società fittizie nell’ambito nella truffa delle carte di credito clonate. Quella di cui facevano parte tre dei 24 fermati nell’operazione “Free Money” era un’organizzazione collaudata, in cui ognuno aveva un ruolo prestabilito.

Dino Sanfilippo sarebbe stato il leader del gruppo “tecnico”, una sorta di “coordinatore” della banda di truffatori, Giovanni Filpo si sarebbe invece occupato di reperire materialmente i codici delle carte già clonate. Le società di autonoleggio grazie alle quali laa banda riusciva ad ottenere conti correnti e Pos, aprivano a raffica: soltanto nel 2014, come gli investigatori hanno accertato, i D’Orso avevano dato vita a sei autonoleggi, la Best Cars, l’Exclusive Cars, la Tourist Cars, l’Ideal Cars, la Magnific Cars e la Sea Cars, intestati ad Alberto D’Orso, Giammarco Alletto, Filippo Lo Giudice, Cristofaro Andrea Villano e ai parenti di coloro che facevano parte del gruppo: Maria Cardovino, cognata di Paolo Autieri e Rita La Barbera, zia della convivente di Lo Giudice.

Proprio nella sede della ditta intestata a quest’ultimo, si trovava una vera e propria base operativa dell’organizzazione. In via Pietro Platania, una strada a senso unico, perpendicolare di viale Regione Siciliana e poco appetibile dal punto di vista commerciale, la polizia impegnata nel monitoraggio non ha mai visto entrare alcun cliente: nel locale non c’era nemmeno l’ombra di un’autovettura. Lì, invece, i fedelissimi dei D’Orso prendevano accordi, escogitavano strategie e contattavano i vari istituti di credito per richiedere l’abilitazione del Pan manuale, che avrebbe permesso di inserire i codici delle carte clonate. Durante una delle tante telefonate intercettate con le varie banche, era stato lo stesso Lo Giudice a sollecitare l’attivazione della procedura:

Lo Giudice:Salve, buongiorno dottore… Lo Giudice sono Ideal Cars..”
“Ah…salve, buongiorno”
Lo Giudice: “Salve, dottore ma…non..non ci è arrivato ancora nulla! Ma come mai??…siamo sperduti noi…in un’ isola, diciamo!”
No!…un attimo che verifico a che punto sono…
Lo Giudice: “Magari un sollecito, qualche cosa, perché siamo proprio bloccati senza far..”
E allora…guardi io lo vedo in fase di attivazione, ora posso fare un sollecito, stanno avviando le pratiche..
Lo Giudice: Cioè… non se ne parla per questa settimana per arrivare il POS vero? Ce la può fare una piccola chiamata se non la disturbo?

Chiamate alle banche che cominciarono ad essere più insistenti in vista delle vacanze estive dello scorso anno: nel luglio del 2014 i componenti del gruppo dei D’Orso – quasi tutti disoccupati – contattarono decine di volte i vari istituti bancari per sollecitare ogni volta l’attivazione della procedura manuale, sperando di imitare i risultati già precedentemente ottenuti dalle truffe: basti pensare che tra la fine del 2013 e gli inizi del 2014 con un Pos Unicredit della ditta fittizia “Best Cars”, nelle casse dell’organizzazione era finito un bottino di 163 mila euro.


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