CATANIA – L’inchino al boss di Paternò colpisce al cuore chi invece ha deciso di “non inchinarsi” all’intimidazione mafiosa e si è ribellato. Grazia è una donna paternese che tra il 2007 e il 2008, insieme al fratello, ha preso a piene mani il coraggio e ha denunciato i suoi aguzzini. Ha partecipato attivamente alle indagini e a maggio del 2008 sono arrivate le manette.
Oggi, dopo il caso della varetta e del bacio rivolto a Domenico Assinnata, ha scritto a LiveSicilia un appello ai suoi concittadini per trovare la forza di non arrendersi. “Scendiamo per strada e prendiamoci per mano, tutta Paterno’ – scrive – e diciamo a questi soggetti che se non cambiano i loro propositi, non li accettiamo come concittadini, che non accettiamo la loro cultura e nemmeno la loro presenza per le nostre vie cittadine”.
Per Grazia le pallottole non possono uccidere, perchè la forza di chi si ribella è più forte di qualsiasi pistola. “Dimostriamo con tutta la nostra forza – scrive – che persone uccise dalla mafia, non sono morte veramente, che mafiosi come loro, non sono riusciti ad ucciderli veramente, né mai riusciranno ad uccidere veramente chiunque si ribelli al loro sistema incivile e prevaricatorio. Dobbiamo essere orgogliosi nel dire no a questo sistema – chiede con forza – difendiamo la nostra terra e proteggiamola, con la forza del fuoco dell’amore che si trova dentro un cuore grande solo come quello di noi siciliani. Ribelliamoci, continuando l’opera di demolizione contro il sistema mafioso, che persone come Falcone, Borsellino, Libero Grassi, solo per citarne qualcuno, hanno cominciato donando la loro vita per cambiare le cose”.
E oltre agli eroi dell’antimafia, Grazia ricorda i tanti cittadini che ogni giorno con forza hanno detto no alla mafia. “Tanti, tantissimi, imprenditori, professionisti, che ogni giorno denunciano e si ribellano alla mafia, partecipando anche loro al cambiamento di un mondo che già comincia ad avvertire i primi vagiti di una forza del riscatto che sta cominciando a prendere piede, e che ogni giorno diventa sempre più forte”.
Quanto accaduto durante le celebrazioni per Santa Barbara dimostra ancora una volta che a Paternò permane ancora l’omertà. Anche Grazia ne è consapevole: “L’omertà e la paura sono molto forti, questo perché a mio avviso inconsapevolmente, il cittadino accusa una distanza insormontabile tra lui e le istituzioni. Io trovo che ci sia una carenza della coscienza del diritto, nonché del ruolo delle istituzioni e delle autorità. Molte persone, sono succubi della malavita organizzata per paura e per ignoranza, e questo rende le nostre città invivibili”.
Il divieto alle varette di partecipare alle celebrazioni del Questore Marcello Cardona è stato un gesto di forza, ma secondo Grazia “i provvedimenti non serviranno a niente se non si interviene al livello capillare senza trascurare anche le cose che possono sembrare più insignificanti: dalle semplici regole civili, per finire alla cultura della denuncia”.
E allora Grazia sogna una Paternò diversa soprattutto per i suoi figli. “Un proverbio indiano dice che il mondo non è ereditato dai nostri padri, ma lo abbiamo in prestito dai nostri figli, bene, cerchiamo allora di poter restituire ai nostri figli, che sono la nostra speranza ed il nostro futuro, un mondo migliore”.