L'incontro e la voce che sa di libertà | Eddie Vedder infiamma Taormina - Live Sicilia

L’incontro e la voce che sa di libertà | Eddie Vedder infiamma Taormina

Il frontman del Pearl Jam non fa prigionieri sul palco. Ti spacca il cuore con il suo ukulele e ti rapisce con la sua poesia. (Foto, Riccardo Renzetti)

TAORMINA. Le due di notte sono passate da una manciata di secondi. Da un van, come se ne vedono passare tanti a Taormina, Eddie scende a sorpresa fiondandosi con tenerezza verso Francesco, un ragazzino di 12 anni: “Suoni uno strumento? Dovresti cominciare a farlo”. E gli porge un plettro sulla mano. Grandezza di un’artista rimasto se stesso. Lui è Eddie Vedder: il cantante carismatico dei Pearl Jam, dalla voce suprema ed indissolubilmente in simbiosi col suo pubblico.
Fuori dal Teatro Greco ci sono anche Pat, Leo, Egidio, Marta, Fabrizio “Roadman” che poche ore prima era stato invitato sul palco prima di lanciare una poderosa Smile, ed ancora Iaia, Matteo ed il piccolissimo Edo (c’è un plettro anche per lui, poggiato sul passeggino). Eddie è sorridente, ti trasporta con la sua energia ed il suo parlare con quella voce profonda che ti ipnotizza senza possibilità d’appello. Nessun segno di stanchezza e tanta disponibilità. Saluta tutti. Anche la Sicilia: “Questa terra è meravigliosa”, dice.

Le sue due date consecutive da solista a Taormina sono state un show catartico. Non è stato solo un successo da sold out. E’ stata la scommessa vinta dagli organizzatori (bravissimo e caparbio Carmelo Costa) ma, soprattutto, sono state due date che hanno rappresentato, ancora una volta, il trionfo della vita. Suona strano dirlo solo a poche settimane di distanza dal saluto a tutti di Chris Cornell e viene la pelle d’oca a ripensare a quel “Come back” quasi sussurrato con pudore in coda ad una forsennata Black. 

Eddie Vedder non si è risparmiato. Entrambe le sere, quasi due ore e trenta minuti di note devastanti che ti trafiggono e che hanno sconvolto i cuori appassionati di chi si attendeva molto. Ed Eddie, in una cornice mozzafiato, non ha deluso. 
“Elvis ha liberato il nostro corpo e Bob Dylan ha liberato la nostra mente”, amava dire Bruce Springsteen. Bene, Eddie ha liberato tutto. Tutto assieme. 
E’ un live unplugged: ma nemmeno te ne accorgi. E’ come se stessi assistendo allo show di una intera band intenta ad alzare il volume dei propri decibel. Soltanto che Vedder ci riesce da solo. Vedder ha una presenza scenica paurosa. Coinvolge il pubblico, a qualcuno delle prime file offre da bere un calice del suo vino, chiama tutti a raccolta nell’intonare inni come Jeremy, Better Man, Keep on rockin’in the free world e sembra quasi imbarazzato, quasi inconsolabile quando sul palco sta per finire tutto. Eppure lui, Eddie, ha davvero dato tutto (una menzione speciale anche per un Glen Hansard in strepitosa forma).

Due serate e, come vuole – da sempre – il rito di ogni tour, scalette stravolte ad ogni sera. A Taormina, ha pescato tra il repertorio suo e dei suoi Pearl Jam ma ha regalato anche momenti irraggiungibili riproponendo cover che dalla punta del Mar Jonio continueranno ad alimentare la fiamma del buon vecchio rock.
Una inaspettata Bad degli U2, una coinvolgente It Happened Today dei Rem ed ancora: Picture in a Frame di Tom Waits, Isn’t It a Pity di George Harrison, Heroes di David Bowie, Trouble di Cat Stevens, Brain Damage di Roger Waters, Here Comes The Sun di George Harrison, Let My Love Open The Door di Pete Townshend, I’m So Tired dei Fugazi, Imagine di John Lennon e Yoko Ono, The Ship Song di Nick Cave. Così, tanto per citarne qualcuna.

Eddie non fa prigionieri sul palco. Ti spacca il cuore con il suo ukulele e ti rapisce con la sua poesia. Non è solo rock’n’roll. E’ davvero il trionfo della vita e della buona musica che spazza via la brodazza dello show-biz. Lo ha capito bene anche chi a 12 anni deciderà di imbracciare una chitarra. O magari, chissà, proprio un ukulele.


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