L'informazione ai tempi del web | "Dosare libertà e regole" - Live Sicilia

L’informazione ai tempi del web | “Dosare libertà e regole”

Il convegno

di GIADA LO PORTO Internet, libertà e commenti. Un'interazione spinosa. Affrontata nel corso di un convegno promosso dall'Ordine dei giornalisti.

Il convegno
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PALERMO – Un’autostrada immensa, percorribile da tutti, anche dai minori, senza un semaforo che ne regoli il percorso. È questa l’immagine – forte e alquanto esemplificativa – che il presidente del Corecom Sicilia, Ciro Di Vuolo assimila a Internet nel corso del convegno “L’internauta fantasma: Il diritto di espressione e la responsabilità nel web” che ha preso il via questo pomeriggio nella Sala Gialla di Palazzo dei Normanni. “Un paletto ogni tanto va messo? – domanda Di Vuolo – Beh … la risposta è assolutamente si”. “Libertà non significa anarchia e assenza di regole – prosegue -. c’è la necessita di abbinare il sacrosanto diritto di espressione con l’onorabilità dell’immagine degli utenti. E allora, senza perdere di vista l’esempio, bisogna tracciare una linea bianca su questa autostrada, percorrerla insieme, trovare un punto d’incontro”.

Ad essere preso di mira, come recita il titolo del convegno, è “l’internauta fantasma”, colui che non firma i commenti sul web. “L’argomento è molto delicato. Il web più che un’autostrada – aggiunge il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Riccardo Arena, riallacciandosi al discorso – spesso diviene una sorta di prateria con il rischio di finire come nel Far West. Di contro è uno strumento di grande democrazia, tutti possono divenire protagonisti, dire la loro. Che fare allora? Bisogna evitare gli eccessi – dice ancora – senza bavagli né censure, ma anche senza che la libera informazione degeneri in attacchi gratuiti che ledano i singoli individui”.

Ma nel mondo del 2.0 servono nuove regole o possono essere utilizzate quelle già presenti? Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust non esita un attimo. “In parte le regole ci sono e vanno recuperate – dice -, in parte vanno create norme nuove e queste ultime vanno adeguate al nuovo sviluppo tecnologico. Con Internet cambia tutto l’espressione delle opinioni acquisisce carattere permanente e anche la tendenza a moltiplicarsi. La memoria umana dimentica – prosegue -, Internet no, e pone dei problemi nuovi che vanno risolti con tecniche diverse a quelle a cui siamo abituati. La responsabilità dei direttori ad esempio, che già esiste, potrebbe essere ulteriormente regolarizzata con l’istituzione di una figura che va a fare una cernita dei post in maniera approfondita, chiara e precisa”.

E nel corso del convegno si discute sia sull’autoregolamentazione di cui i quotidiani online dovrebbero dotarsi, sia su una possibile istituzionalizzazione del moderatore. Tra pareri a favore e non. “Propendo per la regolarizzazione di questa figure, sarebbe l’occasione per convincere le aziende editoriali a fare delle assunzioni in più – prende la parola Enrico Del Mercato, caporedattore di Repubblica Palermo – potrebbe essere un lavoro di iniziazione al giornalismo”. Di tesi opposta Peter Gomez, direttore de Il Fatto Quotidiano: “Mi autoregolo da me – dice – a un certo punto, quando la situazione degenera e vengono fuori notizie particolarmente delicate chiudo i commenti per qualche mese. Poi li riapro. La figura del moderatore – prosegue – è concepibile solo per i siti di informazione grossi come il mio – dice –, per i siti piccoli i commenti sono molto pochi, qualche decina, quindi pensare che ci sia una figura con un contratto e un costo orario dietro non è pensabile. E poi facciamo una normativa su questo mentre Facebook e Twitter rimangono liberi? Sarebbe bello fare tante cose nella vita ma bisogna confrontarsi con la realtà”.

In collegamento streaming Stefano Vaccara, direttore de La Voce di New York che illustra le differenze con la libertà di stampa negli States. “La libertà del web non è regolamentata, rientra tutto nell’ombrello del primo emendamento della costituzione – spiega -. Negli Stati Uniti se scrivo un commento e sono un personaggio pubblico, eletto ad una carica pubblica, non posso intentare una causa con nessuno anche se quella notizia é falsa e pur portando le prove. In Italia invece la caccia alle streghe è palese, basta davvero poco, cause su cause che saltano fuori giorno dopo giorno”.

A margine dei vari interventi, poi, c’è tempo per tornare ad affrontare uno dei temi caldi degli ultimi mesi, quello della legge sull’editoria varata dall’Ars, che – ricordiamolo – prevedeva finanziamenti pubblici solo per le testate online che accettavano di “schedare” i propri lettori. “Il paradosso di questa legge è che è stata approvata con voto a scrutinio segreto – dice Francesco Foresta, direttore di Livesicilia – i deputati non hanno messo la faccia su una legge che prevede che i commenti non siano anonimi. La nostra testata rifiuta pubblicamente ogni sovvenzione, poiché ritiene che la libertà di espressione dei lettori non abbia prezzo ed è proprio grazie a loro che sono venuti fuori alcuni scoop. Il famoso caso della clinica Humanitas che ha fatto tremare il governo regionale, per fare qualche esempio, è venuto fuori dal commento di un lettore anonimo. Chiaramente abbiamo fatto tutte le verifiche del caso – racconta – abbiamo accertato la veridicità delle informazioni, lo abbiamo pubblicato e siamo stati ripresi da tutti i quotidiani nazionali. Se fosse passata e se fosse in vigore questa legge, il commentatore non avrebbe mai potuto segnalare questa notizia ..”.


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