Lo scandalo dei beni confiscati | Lascia un altro giudice del tribunale - Live Sicilia

Lo scandalo dei beni confiscati | Lascia un altro giudice del tribunale

Lorenzo Chiaramonte, che lavorava alla sezione Misure di prevenzione, ha chiesto di essere trasferito ad altro incarico. Il suo legale: "Subito un colloquio con i magistrati nisseni". Il presidente del tribunale, Di Vitale, lancia una operazione trasparenza. Il consigliere laico di Forza Italia Zanettin sarà il relatore al Csm del fascicolo che è stato aperto sui magistrati di Palermo.

PALERMO – Il terremoto prosegue. Lascia un altro giudice della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, finito sotto inchiesta per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia. Si tratta di Lorenzo Chiaramonte, indagato dalla procura di Caltanissetta per abuso d’ufficio. Secondo gli inquirenti non si sarebbe astenuto quando fu deciso di affidare la gestione di un patrimonio sottratto a un mafioso nonostante l’amministratore giudiziario fosse una persona a lui vicina.

E’ stato lo stesso Chiaramonte a chiedere al presidente del Tribunale, Salvatore Di Vitale, di essere trasferito ad un altro incarico. Da domani, infatti, prenderà servizio alla sezione Gip. Sezione da cui arriva Luigi Petrucci, il magistrato che ne prende il posto. E sempre domani, come fa sapere il suo legale, l’avvocato Fabio Lanfranca, “chiederà di essere ascoltato subito dai magistrati di Caltanissetta per dimostrare la assoluta trasparenza del suo operato”. Di Vitale ha dato il via libera in nome della necessità di fare chiarezza. Una chiarezza che il neo presidente aveva chiesto, appena insediato nel maggio scorso, invitando la sezione Misure di prevenzione a inviare tutti i dati che riguardano i procedimenti di sequestro e confisca e le nomine degli amministratori giudiziari. E sempre su questa scia, Di Vitale nelle ultime ore ha avviato una sorta di operazione trasparenza, con una ricognizione sui casi trattati negli ultimi tempi dalla sezione Misure di prevenzione.

Chiaramonte lascia pochi giorni dopo Silvana Saguto, la presidente della Sezione sotto inchiesta per corruzione e abuso d’ufficio che andrà in Corte d’assise. Al suo posto Di Vitale ha nominato Mario Fontana. Della vecchia composizione del collegio resta in carica il solo Fabio Licata che, però, è dato in uscita già da mesi.

La vicenda relativa ai beni confiscati è stata affrontata oggi anche dall’aggiunto Vittorio Teresi: “Le vicende che riguardano le inchieste sul mondo della politica e la magistratura in questi giorni ci lasciano sgomenti”, ha affermato intervenendo all’inaugurazione dell’anno scolastico al liceo Cassarà di Palermo. “Per fortuna viviamo in un Paese in cui funzionano ancora quei controlli incrociati che rappresentano l’ingegneria fondamentale della nostra Costituzione – ha aggiunto -. Non ci deve essere sacca di impunità, nessuno, tra persone e istituzioni, può pensare di sottrarsi ai controlli previsti dalla nostra Costituzione e questo, nei limiti della crisi che ci sta investendo, continua a funzionare. Una democrazia compiuta è una democrazia nella quale non ci sono sacche di impunità”. Dagli studenti non sono mancate domande sulla gestione, a volte opaca, dei beni confiscati. “Non bisogna però confondere – ha concluso Teresi – il comportamento del singolo con quello dell’istituzione che rappresenta, ma occorre colpire singoli soggetti che commettono azioni contrarie alla legge”.

*Aggiornamento ore 19.48
E’ il laico di Forza Italia Pierantonio Zanettin il relatore al Csm del fascicolo che è stato aperto sui magistrati di Palermo coinvolti nell’inchiesta della procura di Caltanissetta sulla gestione dei beni sequestrati alla mafia e che vede al centro dell’attenzione Silvana Saguto, presidente dimissionaria della sezione Misure di prevenzione del tribunale. Il fascicolo è stato assegnato alla Prima Commissione di Palazzo dei marescialli, che già in settimana potrebbe decidere le prime iniziative. E’ prassi che il primo atto della Commissione sia in genere la richiesta di una relazione ai vertici degli uffici giudiziari, che hanno compiti di vigilanza sui magistrati del distretto: il presidente della Corte d’appello e il Procuratore generale. Solo dopo solitamente si valuta se disporre delle audizioni.


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