Lo schianto in via Montepellegrino| Gli amici: "Manolo, ragazzo d'oro" - Live Sicilia

Lo schianto in via Montepellegrino| Gli amici: “Manolo, ragazzo d’oro”

Manolo Di Franco

Manolo Di Franco, il motociclista di 27 anni che ha perso la vita in un incidente, aveva lavorato come operaio e da alcuni mesi aveva un'officina mobile. "Era un gran lavoratore - dice chi lo conosceva - un ragazzo prudente. Vogliamo sapere cosa è successo davvero". Ricoverata in gravi condizioni G.M, la 22enne che si trovava con lui. Le indagini della polizia municipale sono in corso.

Palermo, la tragedia del sabato sera
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PALERMO – Lo schianto, le fiamme, la corsa disperata verso l’ospedale per la ragazza e lo strazio per il motociclista. Chi si è trovato a percorrere quel tratto di strada, stanotte, parla di momenti drammatici. All’altezza del civico 139 di via Montepellegrino, infatti, si è consumata l’ennesima tragedia sulle strade palermitane. Una scia di sangue che sembra non placarsi, quella nel capoluogo. La vita di Manolo Di Franco, motociclista di 27 anni, è stata spezzata da uno schianto terribile su cui gli uomini dell’Infortunistica della polizia municipale stanno cercando di fare luce.

La dinamica dell’incidente appare ancora poco chiara, ma oltre alla Ducati 750 su cui il giovane viaggiava insieme alla cugina, risultano coinvolte almeno altre quattro auto. Una di queste, una Kia, sarebbe sbucata fuori improvvisamente nei pressi dell’Astoria Palace Hotel, per questo gli agenti stanno cercando di accertare le varie responsabilità. Dopo l’impatto, in base alla prima ricostruzione, il motociclista si sarebbe schiantato sulle macchine in sosta. “Un inferno – dice Maurizio Patti, uno studente che si trovava nei pressi dell’ex Fiera del Mediterraneo -. L’incidente era avvenuto soltanto da pochi secondi quando ho visto parti della motocicletta ovunque. Ce ne erano sotto le auto parcheggiate, sull’asfalto, a diversi metri dal corpo di quello sfortunato ragazzo. Abbiamo avvisato tutti il 118, la polizia. Capire che il giovane non ce l’aveva fatta è stato devastante”. Lo scontro è avvenuto in piena zona residenziale: era l’una e mezza e, come ogni sabato sera, le strade erano ancora molto trafficate.

“Io e la mia ragazza stavamo andando a Mondello, ma ci siamo fermati per capire se potevamo aiutare qualcuno. Abbiamo visto la giovane respirare a stento – dice Alessandra Petrosino – abbiamo chiamato un’ambulanza e pregato per lei. Quando i soccorsi sono arrivati abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo. Due miei coetanei, due vite spezzate, le ennesime in questi giorni”. In seguito allo schianto la motocicletta è poi stata avvolta dalle fiamme. “Alcuni ragazzi – prosegue Petrosino – hanno contribuito allo spegnimento del fuoco. Abbiamo avuto tutti paura. Poi per fortuna sono arrivati i pompieri”.

Una notte da incubo, durante la quale G.M, la cugina 22enne della vittima, è stata trasportata d’urgenza all’ospedale di Villa Sofia. I medici l’hanno sottoposta immediatamente ad un delicato intervento chirurgico e adesso al Trauma center dove è ricoverata in prognosi riservata, la speranza resta appesa ad un filo. Quella per Manolo si è invece spenta subito. Chi lo conosceva si chiede adesso cosa possa essere successo davvero. “Già – dice Francesco, amico d’infanzia – perché lui era un ragazzo prudente, che non avrebbe mai effettuato una manovra azzardata. Tra l’altro aveva una persona a bordo e non avrebbe messo a repentaglio la sua vita”.

A confermarlo è un altro amico di Manolo: “Io e mio fratello ne siamo certi – dice Mark -. Non avrebbe mai impennato con la moto, non avrebbe messo in pericolo né se stesso, né la ragazza. Era una persona educata, perbene, un gran lavoratore. Siamo tutti sconvolti per quello che è accaduto”. “In realtà – aggiunge Matteo – non ci sono parole. Ogni giorno i tg parlano di tragedie sulla strada, ma a Palermo è terribile, se ne verifichi una al giorno. Pensiamo sempre che non possa accadere nulla a noi o a chi conosciamo, invece stavolta ci è stato strappato un ragazzo d’oro”.

Manolo fino a qualche anno fa aveva lavorato come operaio, ma da alcuni mesi a questa parte aveva una “officina mobile”, un furgone super attrezzato con il quale si muoveva in lungo e largo per la città ed interveniva su richiesta. “Se lo chiamavano – precisano gli amici – correva in aiuto della gente. Era un ragazzo altruista, sempre disponibile. Sarà dura accettare questa realtà”.


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