MILANO – Resta a Milano il procedimento a carico di Piero Amara e del suo ex collaboratore Giuseppe Calafiore, imputati il primo per calunnia e il secondo per autocalunnia, e in cui figurano in totale una quarantina di parti civili, tra cui l’ex ministra Paola Severino e gli ex vicepresidenti del Csm Giovanni Legnini e Michele Vietti, tirati in ballo negli ormai famosi verbali sulla fantomatica “loggia Ungheria”.
La decisione
Lo ha deciso in udienza preliminare il gup di Milano Guido Salvini, respingendo l’eccezione con cui le difese avevano chiesto il trasferimento a Brescia del procedimento, o la remissione della questione alla Cassazione, in quanto tra le parti lese c’è anche Livia Pomodoro, l’ex presidente del Tribunale milanese che però ha rinunciato alla costituzione di parte civile. Delle dichiarazioni rese da Amara, spiega il gup, “peraltro a considerevole distanza dal momento in cui il 5 febbraio 2015 la dott.ssa Pomodoro” era “in pensione, da un lato non è dato cogliere alcun legame tra il suo presunto ruolo e l’esercizio delle funzioni e d’altro lato” Amara, presente oggi in aula, “come è esplicitato nell’interrogatorio in data 16 dicembre 2019, colloca il suo presunto interessamento in relazione allo svolgimento del processo Eni tra la fine dell’anno 2017 e l’anno 2018 e cioè più di 2 anni dopo l’avvenuto pensionamento”.
La competenza
Da qui la decisione del giudice di non mandare gli atti a Brescia, competente per i reati commessi ai danni di toghe milanesi. Respinta anche un’eccezione sulla “inutilizzabilità” di uno degli interrogatori di Calafiore, resi sempre davanti ai pm milanesi del fascicolo sul cosiddetto ‘falso complotto Eni’. Nella prossima udienza, il 14 novembre, interverranno i pm Stefano Civardi e Roberta Amadeo per ribadire la richiesta di processo per i due imputati e poi nelle udienze successive parleranno parti civili e difese