Nel fragore mediatico dell’inchiesta catanese che coinvolge Raffaele Lombardo, c’è un silenzio che fa rumore più di mille proclami. È quello degli industriali siciliani. Da lunedì, quando la vicenda è divenuta di pubblico dominio sulle colonne di Repubblica, Confindustria Sicilia non commenta. Nessuna dichiarazione dal presidente Ivan Lo Bello, che fino a oggi abbiamo cercato. Nessuna dagli altri esponenti confindustriali siciliani di peso, da Antonello Montante a Giuseppe Catanzaro. E soprattutto, silenzio tombale da Marco Venturi (nella foto col presidente), l’uomo di Confindustria che siede nella giunta di Lombardo. Se i due assessori magistrati, Massimo Russo e Caterina Chinnici, non hanno tardato a proclamare la propria solidarietà e fiducia nel governatore, alla fine della giunta convocata lunedì, lo stesso non ha fatto Venturi, esponente di spicco della Confindustria in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata dopo la svolta promossa due anni fa da Ivan Lo Bello. Anche da Venturi oggi non è stato possibile avere commenti. Un silenzio, quello confindustriale, che sa di disagio e di imbarazzo. E che segue a uno stillicidio di critiche piovute proprio da parte degli industriali sul governo nelle scorse settimane. Dalle reprimende sulla lentezza e inefficienza della burocrazia di Lo Bello e dello stesso Venturi, che era arrivato a parlare dell’ipotesi di sue dimissioni, alla bocciature delle politiche energetiche di Palazzo d’Orleans da parte dello stesso Lo Bello.
Ad andare a ritroso è difficle trovare una dichiarazione sul governo Lombardo meno che dura da parte dei vertici siciliani di Confindustria nell’ultimo mese. Adesso, dopo lo choc dell’indagine per mafia, la critica lascia il posto a un silenzio che non passa certo inosservato. E che non lascia presagire molto di buono nei rapporti già logori tra Lombardo e Sicindustria.
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