PALERMO – “La perdita di un figlio è una ferita che non si può rimarginare. Noi ci addormentiamo la sera pensando ad Aldo, ci svegliamo al mattino chiedendoci cosa starebbe facendo adesso”. Rosario Naro, il padre di del giovane medico ucciso in una discoteca dello Zen il 14 febbraio del 2015, racconta tutto il suo dolore dopo l’omicidio che ha nuovamente macchiato di sangue la movida palermitana.
“La perdita di un figlio ucciso è inaccettabile”
“Quella nostra nei confronti della famiglia di Paolo Taormina – dice a LiveSicilia – non è soltanto solidarietà, ma vicinanza reale e condivisione di uno strazio che segna inevitabilmente il resto della vita. Si può forse accettare tutto: un incidente, una malattia. Ma un figlio strappato con queste modalità all’amore dei propri cari e alla sua esistenza stessa, no. Nostro figlio quella notte si trovava lì per festeggiare, ma non è più tornato a casa. Sarebbe diventato un grande cardiologo, avrebbe salvato la vita ad altre persone. E invece l’hanno massacrato. Come ci si può rassegnare? Da dieci anni viviamo questo tormento, ma la cosa peggiore è la consepevolezza che sul fronte della sicurezza nulla è cambiato e che la giustizia non collabora”.
Il caso giudiziario di Aldo Naro: “Un calvario”
Rosario Naro, ex generale dei carabinieri, racconta il calvario della sua famiglia, che non si è mai fermata per chiedere giustizia: “E mai ci fermeremo. Perché lo dobbiamo ad Aldo, lo dobbiamo agli altri ragazzi che hanno fatto la sua stessa fine, oggi più che mai. La strada sarà ancora lunga, il tempo passa e subentra il rischio di prescrizioni, i ricordi dei testimoni si affievoliscono. Dopo tutto questo tempo siamo ancora al processo di primo grado, con un coinvolgimento emotivo che ci spezza il cuore ogni volta. Abbiamo dovuto diffondere le foto di Aldo per far capire che era stato colpito da più persone. Abbiamo dovuto riesumare il corpo di nostro figlio, un corpo pieno di ematomi, che parla, che chiede giustizia. La nostra è una storia maledetta che non auguriamo a nessuno”.
“La giustizia non collabora”
Nelle scorse ore la famiglia ha anche pubblicato un post sui social, manifestando pubblicamente la propria vicinanza ai genitori di Paolo Taormina, ucciso in via Spinuzza. “Purtroppo chi delinque sa di poter contare su una quasi totale impunità, che gli deriva dai precedenti fatti di sangue che caratterizzati da lunghissimi e improduttivi iter processuali si concludono con condanne irrisorie o assoluzioni. Nessuno – si legge nella pagina Giustizia per Aldo Naro – ha paura delle conseguenze in quanto di fatto non ci sono conseguenze. Cara famiglia Taormina, speriamo non sia così”.
“Restare per lottare”
E poi, una riflessione: “In Italia il sistema è scoraggiante, doloroso, demoralizzante – dice il papà di Aldo – ma bisogna restare. E’ necessario per continuare a lottare, ma non lo meritiamo. Non meritiamo di dover combattere queste guerre, perché non dovevamo perdere i nostri figli”.
Il papà di Aldo Naro: “Setacciare i quartieri”
“Siamo drogati dall’idea di dovere avere forze dell’ordine ovunque per sentirci al sicuro, ma i militari non possono essere presenti in ogni angolo, non può esserci un carabiniere per ogni cittadino – prosegue il papà di Aldo Naro -. Ai miei tempi in alcune zone della città si facevano le retate, si cercavano armi e droga, si perquisivano le case con operazioni ben programmate. E’ ovvio che se su due eserciti uno prevale sull’altro, va indebolito, vanno tolti gli strumenti che consentono la sopraffazione. Solo la difesa non porta da nessuna parte”.

