L'Ue: "L'Italia toglie fondi al Sud | Cambiate o saranno tagliati" - Live Sicilia

L’Ue: “L’Italia toglie fondi al Sud | Cambiate o saranno tagliati”

Lo Stato non mette quanto dovrebbe accanto ai soldi dell'Europa. Provenzano: "Buco nero, mi batterò".

Roma fa il gioco delle tre carte con i soldi per il Sud. Incassa i fondi europei per rilanciare il Mezzogiorno ma mette meno risorse nazionali di quanto dovrebbe negli investimenti pubblici sulla parte più povera e arretrata del Paese. A scriverlo nero su bianco è Marc Lemaitre, direttore generale della politica comunitaria dell’Ue. L’altissimo burocrate di Bruxelles ha scritto al governo italiano, bacchettandolo per aver violato le regole sugli investimenti nel Mezzogiorno.

“Se non verrà mantenuto un adeguato livello di investimenti pubblici nel Mezzogiorno, l’Italia rischia un taglio dei fondi strutturali”, scrive Lemaitre in una lettera ripresa dal Mattino e dalle agenzie. Bruxelles incalza Roma “indicando le cifre più che preoccupanti sugli investimenti al Sud, che sono in calo e non rispettano i livelli previsti per non violare la regola europea dell’addizionalità”. Questa regola stabilisce che i fondi europei non devono sostituire la spesa pubblica ma devono creare valore aggiunto, un surplus di risorse. I tagli agli investimenti del governo centrale, così, avrebbero alterato questo equilibrio e il rischio è che l’Ue diminuisca i suoi stanziamenti per rientrare nel parametro.

Da ormai un quarto di secolo, i governi nazionali hanno invertito il rapporto dei soldi investiti per opere pubbliche tra Nord e Sud. Un rapporto che fino ai primi anni ’90 era ovviamente favorevole al Sud, che è più arretrato e ha bisogno di infrastrutture e investimenti per colmare il gap. Poi, come raccontammo nei mesi scorsi su Livesicilia citando il rapporto Svimez, la clamorosa inversione. Da anni lo Stato investe più al Nord che al Sud (per fare n corretto paragone si usa il parametro dei soldi spesi pro capite, in rapporto alla popolazione delle due aree). L’ultimo dato vedeva addirittura un investimento quasi triplo per il Nord rispetto al Sud. Un odioso Robin Hood al contrario questo Stato.

Un abominio denunciato dalla Svimez, quando il numero due dell’istituto per il Mezzogiorno era il siciliano Peppe Provenzano, ora ministro per il Sud. “La lettera della Commissione esprime la mia stessa preoccupazione. Ho trovato il livello di investimenti pubblici al Sud più basso di sempre, un grado di attuazione dell’FSC irrisorio e un notevole ritardo nell’assorbimento dei fondi di coesione del ciclo 2014-2020 (appena il 20%, a quasi cinque anni dall’avvio)”. Sì, il problema non è solo il ritardo nella spesa dei fondi europei, di cui sempre si parla. “Il punto più dolente – dice il ministro – è il vero e proprio ‘buco nero’ delle risorse nazionali per la coesione ereditato dal passato. È la mia battaglia da anni e proveremo a dare risposte, non solo alla Commissione, ma in primo luogo ai cittadini meridionali, con il Piano per il Sud”. Si tratta di concetti espressi dal ministro sin dal suo insediamento e già prima. Che ora però trovano un’autorevole eco europea.

La notizia è stata commentata dall’assessore all’Economia Gaetano Armao che ha rivendicato d’avere fatto un esposto alla Commissione proprio su questo tema nel 2015 in qualità di presidente dell’associazione Sicilia Nazione.”Abbiamo denunciato l’Italia all’Ue – racconta Armao – per la violazione del principio di addizionalità, poiché si sono utilizzati i Fondi strutturali in termini sostitutivi e non aggiuntivi agli investimenti dovuti alla Sicilia ed al Sud, mentre quelli statali sono stati drasticamente ridotti, ben al di sotto della soglia del 34% che è stato introdotto dalla legge nel 2017. Finalmente arriva il monito della Commissione UE che ci da finalmente ragione”.

Le parole di Marc Lemaitre, in apertura della Settimana europea delle città e delle regioni sono scese più nel dettaglio. “Non conosco – ha detto – nessun altro Paese che ha una situazione così debole per quanto riguarda gli investimenti pubblici. Gli sforzi europei fatti attraverso il bilancio comunitario sono stati neutralizzati dai tagli agli investimenti pubblici nel Mezzogiorno. Questo – ha continuato il direttore generale – è legato anche alla capacità amministrativa, ma siamo certi che con un’attenzione adeguata dedicata a questo campo potrebbero esserci molti investimenti pubblici in più al Sud. E allora, forse, cominceremmo a fare la differenza”.

Secondo i numeri denunciati da Armao, gli investimenti del Fondo di sviluppo e coesione che sono distratti dagli investimenti sono oltre 32 miliardi rispetto a un ammontare iniziale di 64 miliardi. Le somme che non sono state impegnate in investimenti per la maggior parte sono servite come copertura delle manovre di bilancio (25,5 miliardi), 4,99 miliardi sono state impegnate fuori dall’obbiettivo di spesa per le Regioni e 1,57 miliardi sono serviti per la spesa corrente della Regione siciliana: più di un miliardo per pagare dei debiti sanitari e 508 milioni come contributo al risanamento della finanza pubblica da parte della Regione, quella somma cioè con cui la Sicilia contribuisce a pagamento del debito.

Il risultato per il Sud è stato un crollo del 58% della spesa per investimenti: dai 13,3 miliardi di euro del 2007 nel Mezzogiorno d’Italia si è precipitati a 6,9 miliardi di euro nel 2012. In Sicilia questo ha significato una riduzione della spesa da 4,33 miliardi (questa era la somma prevista nel 2009) a 2,88 miliardi disponibili nel 2014. Adesso anche a Bruxelles se ne sono accorti. 

 


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