L'ultimo commovente saluto ad Alessandro

L’ultimo commovente saluto ad Alessandro

Il 25enne ucciso nell'incidente avvenuto la sera del 27 febbraio.
QUESTA MATTINA
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CATANIA. Una mattinata straziante, nel nome di Alessandro Mineo, morto la sera di domenica 27 febbraio in uno scontro con una gazzella dei carabinieri mentre il 25enne era in sella al proprio scooter fermo ad un semaforo. Con lui c’era anche la fidanzata, finita Inn un letto d’ospedale ed oggi presente ai funerali che si sono svolti nella chiesa Cuore Immacolato di Maria in viale Vittorio Veneto a Catania.
L’ultimo saluto è stato è avvenuto a distanza di diversi giorni dalla tragedia, poiché lunedì scorso è stata effettuata l’autopsia sul corpo dello sfortunato giovane: dopodiché la salma è stata restituita ai familiari. Sull’incidente, infatti, la Procura etnea ha aperto un’indagine.

“È inaccettabile quello che è accaduto ad Alessandro, ma noi continuiamo a batterci, continueremo a farlo e questo è il messaggio che voglio dare a tutti voi qui presenti – – l’intervento è stato di Pietro Crisafulli a rappresentanza delle associazioni delle vittime della strada -. Oggi è il momento della tragedia, della devastazione, del dolore, un momento devastante, un momento quasi impossibile da affrontare. 
Quanto accaduto ad Alessandro è veramente terribile, sono tristemente rammaricato perché in primis è inaccettabile, che i carabinieri passino con il semaforo rosso a forte velocità e uccidano una persona. Questo non deve accadere nemmeno quando si corre a sirene accese, perché il rischio di causare incidenti è altissimo. Poi mi addolora il fatto che l’arma dei Carabinieri nonostante sia stata interpellata non abbia risposto, ed in particolare non sia stata vicina alla famiglia, mandando un messaggio di vicinanza, di solidarietà umana, ma soprattutto di scuse, per quanto accaduto. 

Sono qua per sostenervi, per farvi capire che come sono sopravvissuto io e tanti altri c’è modo di sopravvivere, impegnandosi per fermare questa assurda strage. E’ la nostra missione più importante, per evitare che altre famiglie vivono questo nostro stesso ergastolo di dolore”.


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