L'università le nega il trasferimento a Palermo, il Tar le dà ragione

L’università le nega il trasferimento a Palermo, il Tar le dà ragione

Aveva chiesto di tornare a studiare in città per assistere i familiari malati

PALERMO – Sono servite due pronunce da parte del Tar ed un del Cga per dare modo ad una studentessa palermitana di Medicina, ma iscritta al primo anno di università a Catanzaro, di rientrare a studiare nel capoluogo siciliano per “gravi motivi” familiari perché era l’unica persona che poteva accudire la madre affetta da una grave depressione e il fratello disabile.

La studentessa adesso, grazie ad un Regio Decreto che risale al 1938 e “scoperto” dall’avvocato Vincenzo Cannizzaro, potrà frequentare l’Ateneo della sua città.

La giovane ragazza si era iscritta, inizialmente, all’università della sua città e, successivamente, nonostante i problemi familiari già esistenti, si era trasferita all’università di Catanzaro dove frequentava il corso di laurea in Medicina e Chirurgia. La stessa aveva chiesto il rientro nella sua città, ma l’università di Palermo le aveva rigettato due volte la richiesta ritenendo che nel concetto di “gravi motivi” si dovessero intendere motivi sopraggiunti e non preesistenti, questo con parere favorevole da parte del Tar.

Il Cga riteneva illegittima la decisione dell’università e dunque rivisto quanto deciso dal Tar per “difetto di istruttoria e motivazione”. I giudici avevano “ritenuto opportuno precisare che la valutazione della gravità deve essere compiuta con maggiore rigore qualora, come nel presente caso, i motivi addotti dallo studente siano preesistenti, con la conseguenza che il rettore dell’università di Palermo – esclusa la possibilità di motivare il diniego al trasferimento sulla base della mera non sopravvenienza dei motivi posti a base della domanda presentata dalla studentessa – dovrà procedere ad un rigoroso riesame dei motivi stessi, al fine di valutare se, nel caso di specie, possa o meno ritenersi integrato il requisito normativo della ‘gravità'”.

Dopo la decisione del Cga, dunque, è arrivato il giudizio finale del Tar si è uniformato e ha dato ragione alla studentessa, con l’Ateneo che non ha potuto far altro che concedere il nulla osta permettendo alla ragazza di frequentare il corso di studi nella sua città, in questo modo potrà accudire il fratello e la madre.

“La sentenza del Tar è una sentenza che ha dello storico – commenta l’avvocato Vincenzo Cannizzaro – può essere un precedente importante per molti studenti che si trovano nelle condizioni della mia assistita e che vedono rigettata la richiesta di trasferimento”.


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