23 Agosto 2022, 20:07
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La questione morale? Come la freccia. Lampeggia sotto elezioni, poi non se ne parla più. Tutti ricorderanno le polemiche ferocissime sul sostegno politico di Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro alla campagna elettorale di Roberto Lagalla. Furono giorni di dichiarazioni infuocatissime e il professore meditò di mollare, come ha confessato a LiveSicilia.it. Ma durarono lo spazio di un voto. Ora è tutto dimenticato, anche se, c’è da giurarci, Cuffaro e Dell’Utri torneranno arruolabili per nuovi assalti, a prescindere dal merito della faccenda. La stessa cosa sembra la cosiddetta vicenda degli ‘impresentabili’ e delle ‘liste pulite’ del centrosinistra, sollevata dalla candidata Caterina Chinnici e colta al balzo dall’avversario più recente, il grillino Giuseppe Conte. Oggi è alla ribalta, nei momenti convulsi delle liste. Ma, dal 26 settembre, l’interesse, probabilmente, si dissolverà.
Intanto, Giuseppe Lupo, piddino di lunga esperienza, saluta la compagnia con uno stile asciutto da cui trapela amarezza: “Sosterrò le liste del Pd alle prossime elezioni regionali e nazionali e Caterina Chinnici per la presidenza della Regione Siciliana, anche se ho deciso di non ricandidarmi all’Ars per non alimentare una strumentale polemica che danneggerebbe il Partito Democratico”. La botola che ha inghiottito il suo futuro da onorevole, nell’immediato, è un rinvio a giudizio, per presunta corruzione, nell’ambito dell’affaire Saguto. E’ chiaramente una mossa per non farsi mettere alla porta. La candidata Chinnici, nell’escludere il ritiro dalla gara per la presidenza che avrebbe creato una catastrofe d’immagine per i democratici, avrà, verosimilmente, ottenuto risposte positive alle sue sottolineature.
Ha osservato, a proposito, un esperto di diritto come il professore Guido Corso: “Per la Costituzione e per la legge Severino, Giuseppe Lupo è perfettamente candidabile alle regionali in Sicilia: quando si dice che un decreto di citazione a giudizio impedisce una candidatura significa affidare la decisione alle Procure e questo lede il principio della separazione dei poteri. Lupo è stato rinviato a giudizio, non è stato condannato”. Campa cavallo, restando nell’ambito della suggestione zoologica, non sono i tempi adatti per apprezzare siffatte sfumature.
Lupo è, dunque, elettoralmente ‘cattivo’, anzi, ‘impresentabile’, nel lessico tra favola e cronaca. Ma sulla questione vale la pena di soffermarsi ancora un po’. Il congedo non è dovuto alle sue responsabilità politiche, che pure – almeno oggettivamente – ci sono, essendo il protagonista della storia un volto noto in una terra devastata e in un partito in cocci. Conta di più quel rinvio a giudizio che una valutazione severa sull’operato di una classe dirigente.
Forse, Giuseppe Lupo si consolerà, a malapena, sapendo di non essere il solo. C’è anche Angelo Villari che, tuttavia, bellicosamente, lascia il Pd per candidarsi con Cateno De Luca ed erutta, mediaticamente, lava e lapilli. Mentre Luigi Bosco punta il dito contro “l’integralismo giustizialista”. La questione morale è così: oggi c’è, domani chissà. E può mettere in mezzo chiunque. Puri dell’altro ieri compresi. (Roberto Puglisi)
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23 Agosto 2022, 20:07