PALERMO – Sono stati due interrogatori lampo. Pochi minuti per avvalersi della facoltà di non rispondere. Si chiude con il silenzio di Giulia Di Vita e Riccardo Ricciardi davanti ai Pm il giro di interrogatori dell’inchiesta sulle firme false del Movimento 5 stelle di Palermo. Il deputato nazionale Di Vita e l’attivista Ricciardi sono rimasti pochi minuti nella stanza del procuratore aggiunto Bernardo Petralia e del sostituto Claudia Ferrari. I due indagati si sono anche rifiutati di sottoporsi al saggio grafico che sarebbe servito agli investigatori per confrontare la loro calligrafia con quella di chi, la notte del 3 aprile 2012, ricopiò le firme sulla lista elettorale per le Amministrative di Palermo.
Di Vita e Ricciardi, marito dell’onorevole Loredana Lupo (non indagata), hanno scelto di proseguire sulla linea difensiva tracciata da coloro che li hanno preceduti. Nei giorni scorsi anche gli onorevoli Claudia Mannino e Riccarod Nuti si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Al termine del giro di interrogatori a parlare con i magistrati sono stati soltanto in cinque su tredici indagati: Claudia La Rocca, Giorgio Ciaccio, Giuseppe Ippolito e Stefano Paradiso (che hanno ammesso le loro responsabilità) e Alice Pantaleone che, invece, ha negato di avere ricopiato le firme nonostante sia stata tirata in ballo da altri due indagati. “Risponderò agli elettori quando e come vorrò. Ora non è il momento”, ha detto Di Vita ai cronisti lasciando la procura di Palermo.
Chiuso il capitolo degli interrogatori si pensa già al futuro. L’obiettivo della Procura è di arrivare alla chiusura delle indagini entro la fine di dicembre.