(Roberto Puglisi) Ecco, magari non sarà il caso di usare le parole un po’ trucide di un insolitamente esagitato Alessandro Di Battista: “Che parabola indegna. Io mi vergognerei come un ladro al suo posto. Ma evidentemente c’è chi la vergogna proprio non la conosce come ormai non conosce la vita al di fuori dei palazzi. Gente ha perso la testa al primo ‘onorevole’ ascoltato. Gente che ha perso il contatto con la realtà alla prima tartina offerta. Che preferisce la promessa di una poltrona alla dignità personale e che ora è costretta pure a ridere alle battute di Schifani per tentare di accreditarsi un po’”.
Ecco, magari il passaggio di Giancarlo Cancelleri da M5S a Forza Italia potrebbe essere chiosato con una critica più educata e morbida, però… Però, anche nei cronisti più attempati, un po’ di impressione si desta. Come farebbe impressione vedere chicchessia transitare nel campo degli avversari di un tempo, bersagliati con le invettive più dure. Qui abbiamo riassunto un bignami di alcune affermazioni su Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. Famosissima fu la polemica sui cosiddetti ‘impresentabili’ nel 2017, era l’anno della disfida con Nello Musumeci che avrebbe vinto e si sarebbe insediato a Palazzo d’Orleans. Un altro estratto: “Se dovessero vincere i vari Miccichè, Armao, Lagalla, e tutto il passato politico di cui Musumeci si è circondato. Se oggi la Sicilia è la peggiore regione d’Italia è colpa di questa gente qui”.
Gianfranco Miccichè, alla convention del Politeama che ha celebrato il nuovo acquisto, non c’era, per motivi comprensibili. Ma c’era, per esempio, Roberto Lagalla, in qualità di sindaco di Palermo, ad applaudire. E ad ascoltare l’ineffabile invito del presidente Schifani: “Forza Italia è un partito aperto, accolgo con piacere Giancarlo Cancelleri. E’ stato un avversario di Musumeci, ma l’ha fatto con stile”. Noi, per la verità, ricordiamo metaforici duelli dialettici all’arma bianca, più che il contegno sobrio dell’elegante dibattito.
E’ la politica, si dirà, come la vita. Il buon Giancarlo non rinnega il suo passato, ma ha offerto ai nuovi compagni di viaggio una abiura parziale: “Chi non cambia mai idea non cambia mai nulla. Mi sono reso conto che probabilmente in passato ho fatto delle valutazioni errate, ho cambiato idea. Oggi c’è una famiglia di valori che mi può accogliere e che l’ha fatto nonostante io abbia espresso delle parole dure anche nei confronti di Schifani in campagna elettorale”. Però, che ci possiamo fare se rimane lo stesso un brivido di spiazzamento? Cose da moralisti. Basta, in fondo, premere ripetutamente il tasto Canc o comprare una vocale, direbbero i buontemponi un tantino smaliziati con una spiccata propensione per la satira. Da Cancelleri a Canceller(a)i.