Non ha mai avuto un rapporto personale con Dell’Utri, parla di ciò che il padre gli avrebbe detto. Ma anche il padre, Don Vito, non aveva rapporti diretti con Dell’Utri, una “notizia de relato di secondo grado pervenuta a Ciancimino Vito da terzi e poi da queste riferite al figlio spesso a distanza di molti anni”. L’ordinanza della seconda sezione penale della corte d’appello di Palermo, con la quale si dichiara inammissibile la testimonianza di Massimo Ciancimino, è chiara.
Il figlio dell’ex sindaco di Palermo ha parlato di un rapporto diretto fra il senatore e Bernardo Provenzano, dichiarazioni “connotate da incontestabile progressione e da un’irrisolta contraddittorietà”. Massimo Ciancimino parla, infatti, del ruolo-cerniera di Dell’Utri fra Cosa nostra e la politica il 9 luglio 2008, ritornando sull’argomento l’1 luglio 2009: un anno dopo. Una vicenda che, in ogni caso, non può essere approfondita per la morte di Vito Ciancimino e che, nelle dichiarazioni del figlio, risulta “tardiva, senza che il dichiarante abbia fornito convincenti giustificazioni sul punto”.
“Le dichiarazioni rese da Ciancimino sull’imputato (Marcello Dell’Utri, ndr) – conclude la corte – tutte de relato e provenienti da un soggetto defunto che non ha mai conosciuto Dell’Utri Marcello (…) non consentono alcuna verifica ulteriore”. Per cui non risulta “assolutamente necessario” l’esame di Massimo Ciancimino.