PALERMO – Leoluca Orlando incontra alcuni lavoratori della Gesip al Palauditore, e la scena, chi non l’abbia vista nel filmato di Livesicilia, può immaginarla. Se la “rivoluzione non è un pranzo di gala”, come disse qualcuno che di rivoluzioni se ne intendeva, si può tranquillamente affermare che un confronto verbale con quelli della società partecipata palermitana non è manco una scampagnata alla Ficuzza.
Il primo cittadino, armato soltanto di microfono e di una possente amplificazione cui l’eco del palazzetto semivuoto ha regalato un effetto oltretombale – da voce in un biblico deserto – se l’è dovuta vedere con un gruppo di soliti delicati conversatori che urlavano con la possanza di subwoofer in dotazione naturale, impegnati più ad abbanniare e spintonarsi tra di loro che ad ascoltare le ragioni del Leoluca cittadino.
E, inevitabilmente, è arrivato il momento del faccia a faccia, con discesa dagli spalti di uno dei contestatori, lanciato verso il professore col piglio di chi voleva afferrarlo per la giacchetta, bene che andasse. E qui si è registrato uno di quei momenti epici nei quali è emersa, in magica sintesi, come in uno scatto fotografico da affidare alla storia o nel gesto che riassume personalità ed epoche, degno di un monumento bronzeo, la differenza tra Orlando e chi l’ha preceduto.
“Fatelo passare”, ha tuonato Leoluca agli addetti alla sicurezza. E il microfono è passato in mani disperate, cui il sindaco non si è sottratto. Ecco: se Cammarata si era reso invisibile per più di una volta (e sempre una volta di troppo), l’attuale sindaco non ci pensa nemmeno. Abuso anch’io di una stra-abusata espressione: “Ci ha messo la faccia”. E, sicilianizzando l’assunto, alla richiesta dell’avversario, “niesci fuora, se te la fidi”, Orlando, uscì.