Questo Crocetta non ne azzecca una |Legge sull'acqua verso lo stop - Live Sicilia

Questo Crocetta non ne azzecca una |Legge sull’acqua verso lo stop

Palazzo Chigi scrive alla Regione e contesta i profili di incostituzionalità, si va verso l'impugnativa. Lunedì il caso in Consiglio dei ministri. Censure per le norme che penalizzano l'affidamento ai privati.

PALERMO – Il siluro è già in rampa di lancio. L’impugnativa da parte del governo nazionale della legge regionale sull’acqua pubblica è ormai dietro l’angolo. Del caso si occuperà il consiglio dei ministri di lunedì prossimo, ma Palazzo Chigi ha già scritto alla Regione prospettando i rilievi di incostituzionalità sollevati dal ministero dell’Ambiente e dall’Autorità per l’energia e sollecitando le controdeduzioni. Che Rosario Crocetta ha chiesto ieri con una lettera all’ufficio legislativo della Regione.

È l’ennesima mazzata che arriva da Roma alla credibilità della Regione. L’ennesima riforma annunciata in pompa magna che viene smontata pezzo dopo pezzo, secondo lo stesso copione già visto per la legge sui liberi consorzi, che ha visto la Regione costretta a piegarsi al diktat romano. Ma è anche la cronaca di una impugnativa annunciata, visto che i rilievi avanzati da Roma erano già stati ampiamente oggetto di dibattito quando la legge è stata discussa dall’Ars. Fu lo stesso assessore al ramo Vania Contrafatto, tra gli altri, a parlare apertamente di rischio incostituzionalità.

E dire che solo un mese fa, Rosario Crocetta a una festa dell’Unità in continente aveva gonfiato il petto evocando le “cose importanti” realizzate dal suo governo e dalla maggioranza, scegliendo proprio la legge sull’acqua come esempio.

Nella lettera della Presidenza del Consiglio dei ministri che Livesicilia può anticipare, a sollevare le critiche del governo sono quei punti controversi della legge già riassunti nelle scorse settimane da questo giornale. Le critiche dell’Autorità per l’energia si appuntano anzitutto sull’articolo 11, ritenuto incostituzionale per violazione dell’articolo 117 che tutela la concorrenza. La norma attribuisce alla giunta regionale il compito di definire il metodo tariffario per il Sistema idrico integrato. Ma, argomenta l’Auhority, spetta allo Stato e quindi alla stessa Autorità la funzione di predisporre il metodo tariffario. La norma, secondo i rilievi statali, potrebbe aprire la porta a contenziosi. E un vuoto normativo (o una situazione di incertezza) sarebbe ancor più grave in Sicilia, sostiene l’Autorità, che è “la porzione di territorio italiano maggiormente interessata dalle procedure di infrazione pendenti contro l’Italia in materia di depurazione delle acque reflue”.

Rilievi da parte dell’Authority e del ministero dell’Ambiente anche sul discusso articolo 4 della legge. La norma di fatto disincentiva l’affidamento a soggetti privati per la brevità della concessione (nove anni). Anche qui secondo lo Stato sarebbe violato il principio costituzionale di tutela della concorrenza “che non ammette discriminazioni in base alla natura – pubblica, mista o privata – del soggetto affidatario”. La normativa nazionale parla di affidamenti non superiori ai trenta anni. “Chi è il pazzo che decide di investire milioni di euro, sapendo che dopo nove anni il servizio sarà messo un’altra volta a gara?”, argomentava già nello scorso agosto Davide Faraone in un intervento su Livesicilia. Il governo di cui il renziano siciliano fa parte la pensa allo stesso modo.

Troppo svantaggiosa per gli affidatari, secondo i rilievi di ministero e Autorità inviati alla Regione, anche la norma che “sembra porre a carico del soggetto affidatario ogni variazione economica che possa intervenire nel periodo di affidamento per qualsiasi causa, anche non imputabile al gestore”.

Rilievi anche sulla parte in cui la legge conferma le gestioni comunali derogando all’unicità della gestione per ciascun ambito territoriale ottimale. Su questo controverso punto, la missiva di Palazzo Chigi si sofferma a lungo. E si ricorda tra l’altro come sia già stata dichiarata incostituzionale dalla Consulta una norma simile della Liguria. I rilievi riguardano anche, infine, il meccanismo del Fondo di solidarietà.

Insomma, mentre la Regione tenta di trovare una difficilissima quadra per i conti regionali, cercando proprio un’interlocuzione con Roma, dalla Capitale arriva un altro segnale di censura all’attività delle Istituzioni regionali. Le quotazioni del governo Crocetta dalle parti del governo Renzi, malgrado gli sforzi dei partiti siciliani, sembrano ancora molto basse. E il l ivello altissimo di polemica da parte dell’ala renziana del partito, che negli ultimi giorni ha attaccato il governo regionale un po’ su tutto, sembra confermarlo. In ambienti di maggioranza si ricomincia a parlare di elezioni anticipate. Ma tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo l’Ars. E il suo ostinato istinto di sopravvivenza.

 

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