Asse Noce-Porta Nuova per rapine | Il pentito, la mafia e mister X - Live Sicilia

Asse Noce-Porta Nuova per rapine | Il pentito, la mafia e mister X

Il nuovo pentito Danilo Gravagna

Danilo Gravagna racconta i retroscena di una rapina da 300 mila euro voluta da due capimafia. Il carico di merce fu dirottato nel supermercato di un imputato per mafia ed estorsione. Nel suo racconto spunta la figura di un personaggio misterioso legato al clan di Cruillas. Non aveva autorizzato il colpo e pretese di incassare la sua parte.

PALERMO – Cosa nostra si finanzia con le rapine. I boss organizzano gli assalti dei Tir che trasportano generi alimentari e rivendono tonnellate di merce nei supermercati di persone legate all’organizzazione.

Così racconta Danilo Gravagna, pentito del clan di Porta Nuova. Il suo verbale, datato 17 settembre, è stato acquisito nel processo sul pestaggio ai danni di un commerciante della Noce. Sotto processo ci sono Carlo Russo, Giovanni Buscemi, Marco Neri, Angelo De Stefano e Cherki El Ghana. Secondo l’accusa, il titolare di una bottega di prodotti per la casa sarebbe stato selvaggiamente picchiato perché non avrebbe chiesto “l’autorizzazione” prima di aprire il locale e poi si sarebbe rifiuto di pagare il pizzo.

Prima di finire nei guai per questa storia Buscemi era stato arrestato assieme a Gravagna. Avrebbero fatto parte di una banda specializzata negli assalti ai Tir. Già allora era emerso che un carico di merce era finito negli scaffali del supermercato che Buscemi gestiva in via Cataldo Parisio. Ora Gravagna racconta che dietro quel colpo c’era la regia di due pezzi grossi della mafia. “Nel 2012 in occasione della rapina di alcuni Tir che è avvenuta in via Badia – mette a verbale – Giuseppe Di Giacomo, capo mandamento di Porta Nuova (poi assassinato alla Zisa ndr) e Fabio Chiovaro, capo mandamento della Noce, hanno disposto che la refurtiva fosse consegnata a Buscemi che gestisce una salumeria nella piazza della Noce”. Gravagna ricorda pure le cifre del colpo: “L’importo della merce era di 300 mila euro e Buscemi ha consegnato 20-30 mila euro per i ragazzi che materialmente avevano realizzato la rapina”.

La storia, però, si tinge di giallo quando Gravagna ricostruire i problemi sorti con un uomo della famiglia di Cruillas, di cui non si conosce l’identità, che avrebbe preteso la sua parte per un colpo che non aveva autorizzato. Dunque si tratta di un personaggio misterioso che conta nello scacchiere della mafia palermitana, tanto che gli fu riconosciuto parte del ricavato della vendita della merce rubata. Così come, secondo Gravagna, anche Buscemi avrebbe un peso in Cosa nostra: “È un affiliato alla famiglia della Noce, manteneva i rapporti con Chiovaro, e a seguito dell’arresto di Chiovaro fu lui a riferirci che a comandare da quel momento era Giuseppe il falegname”.

Si tratterebbe di Giuseppe Castelluccio, che a soli 37 anni sarebbe diventato il nuovo capomafia della zona. Da falegname a presunto boss. I pubblici ministeri Gianluca De Leo, Francesco Del Bene, Annamaria Picozzi e Amelia Luise, al di là del processo, si concentrano sulla figura di Buscemi. La vicenda della rapina e della merce finita nel suo supermercato richiama alla memoria le parole pronunciate da Chiovaro che, intercettato dalle microspie, associava il cognome Buscemi alla parola “dollari”. Il caso del Tir potrebbe non essere isolato, ma frutto di una strategia più complessa.


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