"Ti mando un po' di fac simile" | Il politico e l'amicizia con il boss - Live Sicilia

“Ti mando un po’ di fac simile” | Il politico e l’amicizia con il boss

Un frame delle video intercettazioni

ESCLUSIVO. Alcune registrazioni svelano i rapporti fra Pino Faraone, il consigliere comunale di Palermo arrestato per tentata estorsione, e un presunto boss di San Lorenzo. I due parlavano anche di campagne elettorali. Guarda il video delle intercettazioni (clicca qui).

Palermo - LE INTERCETTAZIONI
di
2 min di lettura

PALERMO – C’è un rapporto di amicizia dietro la richiesta di fare da intermediario nella presunta richiesta estorsiva. Un’amicizia che lega Francesco D’Alessandro, un pezzo grosso della mafia di San Lorenzo, e il consigliere comunale Pino Faraone, arrestato dai carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo con l’accusa di essersi messo a disposizione per cercare di mettere a segno l’estorsione ai danni di un imprenditore.

Che Faraone fosse vicino agli ambienti della criminalità organizzata viene fuori da alcune intercettazioni finora inedite. In alcune conversazioni a parlare dell’ex assessore provinciale e primo dei non eletti alle ultime regionali sono alcuni boss finiti in manette. In altre è rimasta impressa la voce stessa di Faraone.

Ad esempio Onofrio Terracchio, oggi al 41 bis, spiegava ad un suo interlocutore: “… io vedo male … male a quello? a Faraone… questo pure… azzoppa”?, nel senso che il presunto boss intravedeva per il politico il rischio concreto che finisse in carcere. Un rischio che, sempre a detta di Terracchio, lo stesso Faraone aveva messo in conto: “… ma lui stesso lo ha detto una volta a me … sempre lo so … dice qualche volta… lo sai che ha risposto lui quando mi fa così … mi fa dice: qualche volta sempre lo so che pure a me… e fa dice: ma che me ne sto fottendo … ormai dice sono vecchio”. E poi gli faceva i conti in tasca: “… per la cosa mille e seicento euro al mese (di stipendio per il suo incarico di consigliere comunale ndr)… no, non è salito in Regione”.

Del fascicolo dell’inchiesta su Faraone, che attende ancora di sapere se il giudice lo manderà ai domiciliari come richiesto dagli avvocati Anthony De Lisi e Vincenzo Zummo, ci sono pure le sue conversazioni. “Io sono in campagna elettorale e voglio vincere, va bene?”, diceva a Francesco D’Alessandro che lo tranquillizzava: “E io pure”. Lo stesso D’Alessandro fu uno dei primi a cui Faraone fece sapere che “stamattina sono andato in caserma, hanno proclamato gli eletti, tutto a posto”. E il presunto mafioso, in carcere da giugno, lo invitava a prendere un “caffè… per gli auguri”. Quando D’Alessandro lo contattava Faraone in tono confidenziale rispondeva: “… ehi, grande capo agli ordini… che devo fare , devo venire?… e allora ora vengo”. Il tono fra i due era molto confidenziale. “Peppino io adesso sono alla Guadagna, sto lavorando per te”. “E io ti ringrazio, ti mando un po’ di fac simile in una busta”. “Oggi c’era consiglio?”. “Più tardi è, alle cinque”. “Non ti dimenticare di me”. Così quando D’Alessandro si trovò corto di soldi quando gli comunicarono che doveva finire di scontare una vecchia condanna, lo contattò: “Peppino, purtroppo io sto male… un piccolo incidente di percorso, sono dentro, perché mi sono arrivati quattro mesi e sono dentro come un cornuto… Peppino passi da quello della frutta e verdura e ci lasci qualche cinquanta euro, va bene Peppino?”. E con un secco “ok”, Pino Faraone si mise subito a disposizione.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI