Dell'Utri, Berlusconi e la mafia| La storia del processo - Live Sicilia

Dell’Utri, Berlusconi e la mafia| La storia del processo

Riccardo Lo Verso

L'anno scorso la Cassazione aveva annullato la condanna perché c'era "un vuoto argomentativo" nella ricostruzione degli anni dal 1978 al 1982. I supremi giudici, però, non erano stati teneri con l'ex senatore.

GIUDICI IN CAMERA DI CONSIGLIO
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PALERMO – Dunque è arrivata la sentenza. Il Pg Patronaggio ha incassato un successo: la conferma della condanna a 7 anni dell’ex senatore del Pdl. La stessa pena inflitta nel precedente processo d’appello (in primo grado aveva avuto 9 anni), ma che l’anno scorso era stata annullata dalla Corte di Cassazione. I supremi giudici contestarono il buco nero investigativo e argomentativo lungo cinque anni, dal 1977 al 1982. E’ il periodo in cui Dell’Utri lasciò l’impiego alle dipendenze di Silvio Berlusconi per lavorare con l’imprenditore palermitano trapiantato a Milano, Filippo Rapisarda.

Per il resto le 146 pagine della motivazione dei supremi giudici furono una mazzata per l’imputato. La colpevolezza di Dell’Utri per la Cassazione è da considerarsi assodata, ma solo fino al 1977 e non negli anni successivi.

La Cassazione scrisse che non c’è dubbio che fu Marcello Dell’Utri, negli anni Settanta, a fare da “mediatore”, tra Silvio Berlusconi e Cosa Nostra. Un accordo protettivo per il quale Berlusconi pagò alla mafia “cospicue somme” per garantire la sicurezza sua e dei suoi familiari. E fu così che ad Arcore arrivò un pezzo grosso della mafia, Vittorio Mangano. Berlusconi pagò la protezione delle cosche e dunque, secondo i supremi giudici, fu vittima.

Per quanto, invece, riguarda il capitolo del sostegno di Cosa Nostra alla discesa in campo di Berlusconi con Forza Italia, la Cassazione concordò con i giudici di merito nel non ritenerlo sufficientemente provato. Come provato invece è stato l’incontro avvenuto nel 1974, alla presenza di Dell’Utri, in uno degli uffici milanesi del Cavaliere, tra i boss Domenico Di Carlo, poi divenuto collaboratore di giustizia, Mimmo Teresi e Stefano Bontate. C’era da mettere a punto il piano di protezione per Berlusconi.

Poi, il vuoto dal 1978 al 1982. E dopo? Successivamente, scrisse la Cassazione, i rapporti fra Dell’Utri e Cosa ci furono, ma occorre dimostrare che l’intenzione reale del senatore era davvero quella di aiutare la mafia.

 

 


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