Mafia, maxi-sequestro da sei milioni - Live Sicilia

Mafia, maxi-sequestro da sei milioni

Coinvolti pezzi grossi di Cosa nostra
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Maxisequestro ai danni di alcuni presunti esponenti delle famiglie mafiose. Il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione – accogliendo le proposte avanzate dal questore di Palermo Alessandro Marangoni, nei confronti di  Giovanni Botta, Pietro Cinà e Fabio Chianchiano, ha emesso decreti di sequestro, sottoponendo numerosi beni al provvedimento cautelare.
Le indagini sono state condotte dai poliziotti della Sezione Patrimoniale dell’Ufficio Misure di Prevenzione della Questura di Palermo ed hanno permesso di individuare e successivamente sequestrare un ingente patrimonio – si legge nella nota della Questura – costituito da aziende, beni immobili, beni mobili, per un valore di circa sei milioni di euro.
I tre erano stati arrestati nell’ambito delle diverse operazioni della Squadra Mobile di Palermo denominate “addiopizzo”. Sono considerati appartenenti della famiglia mafiosa operante sui territori di San Lorenzo – Tommaso Natale capeggiata dai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo.
“L’attività di accertamento patrimoniale effettuata dall’Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniale – scrivono dalla Questura – ha trovato grande impulso investigativo dalla rilettura di parte del copioso carteggio, sequestrato nel corso delle operazioni che hanno portato, dapprima all’arresto di Francesco Franzese e successivamente dei Lo Piccolo Salvatore e Sandro, costituito da pizzini, libri mastri, contabilità relative alle attività criminali poste in essere dalla famiglia mafiosa di San Lorenzo. La comparazione analitica della la copiosa documentazione sequestrata con le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia ha permesso alla Squadra Mobile di Palermo prima ed all’Ufficio Misure di Prevenzione poi, di ridisegnare e ricostruire compiutamente l’organigramma della famiglia mafiosa di San Lorenzo – Tommaso Natale, di decifrare nomi e società indicati ‘in codice’, di scoprire una contabilità estremamente dettagliata dove venivano appuntati, con maniacale precisione, spese, stipendi ed entrate derivanti principalmente dalla raccolta del pizzo”.

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