La mafia di Misterbianco legata al clan Mazzei, riparte il processo

Mafia, il clan Mazzei a giudizio: riparte il processo ai “Tuppi”

Giovedì dinanzi ai giudici della Corte d'appello

CATANIA – Mafia a Misterbianco: non si riparte da zero, ma quasi. Domani, giovedì 26 ottobre, la terza sezione della Corte d’appello deciderà a chi trasmettere il processo agli eredi mafiosi di Mario Nicotra detto “u Tuppu”, boss mafioso rimasto vittima nel 1989 della faida che ha contrapposto la sua famiglia a quella di Giuseppe Pulvirenti, detto “u Malpassotu”.

Il processo di secondo grado riparte da zero perché i giudici della Corte, ben due su tre, si sono dichiarati incompatibili. Non possono giudicare perché avevano definito fasi intermedie dell’inchiesta o del processo di primo grado. In poche parole: non possono più partecipare al processo. Domani si riparte daccapo e i giudici, forse, fisseranno pure un calendario ben preciso.

Mafia a Misterbianco, gli imputati

Alla sbarra ci sono i presunti appartenenti al clan e coloro che, in qualche modo, li avrebbero aiutati. Si va in aula per il ricorso delle difese rispetto alla sentenza della quarta sezione penale del Tribunale di Catania, presieduta dal giudice Paolo Corda, emessa un anno fa in aula bunker. Tra i condannati alla sbarra c’è pure il presunto boss Gaetano Nicotra, oggi settantaduenne, difeso dagli avvocati Salvatore Vitale e Vittorio Basile.

Le condanne di primo grado

È ritenuto colui che avrebbe ottenuto il rientro in paese degli esponenti del clan dopo la faida con il “malpassotu”. Questo grazie a un accordo con i Mazzei, uno dei gruppi più fidati dei capi della mafia catanese, ovvero il clan Santapaola-Ercolano. Nicotra ha preso in primo grado 20 anni. Vi è poi Antonio Nicotra detto “Tony”, cinquantaseienne che è figlio dell’ucciso Mario Nicotra. È difeso dagli avvocati Mario Brancato e Giuseppe Grasso. Per i giudici, sarebbe una sorta di braccio operativo del clan. In primo grado ha preso 22 anni. E Nino Rivilli, cinquantunenne, difeso dall’avvocato Francesco Antille, ritenuto un elemento di spicco del clan, che prese in primo grado 26 anni. Sono loro i tre nomi più importanti.

L’operazione Gisella

Il clan fu decapitato con la cosiddetta “operazione Gisella”. Il collegio dei difensori è composto anche dagli avvocati Giuseppe Rapisarda, Roberta Castorina, Salvatore Leotta, Francesco Silluzzio, Giuseppe Ragazzo, Mario Ragonese, Walter Rapisarda, Giuseppe Ivo Russo, Monica Seminara. In primo grado, in aula, sono stati riconosciuti dei risarcimenti al Comune di Misterbianco e all’associazione Alfredo Agosta, entrambe parti civili.

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