Mafia, mitra e ordigni: i Nizza pronti alla guerra - Live Sicilia

Mafia, mitra e ordigni: i Nizza pronti alla guerra

Lo scenario criminale dopo i sequestri di armi dei carabinieri

I Nizza sono sempre stati pronti alla guerra. I fratelli (Fabrizio, Daniele, Giovanni, Salvatore e Andrea) narcos sono stati così incisivi nei loro pochi anni di militanza da riuscire a conquistarsi un nome ‘nella walk of fame’ della famiglia Catanese di Cosa nostra. Si parla addirittura di clan Nizza. Ma più corretto è parlare di gruppo mafioso all’interno della cosca Santapaola-Ercolano. La loro forza criminale è sempre stata, dai primi anni 2000, quella del monopolio della droga. Fabrizio Nizza, uomo d’onore oggi pentito, ha raccontato dei suoi viaggi fino in Albania per recuperare ‘l’erba’ poi da rivendere a Catania.

Da Librino a San Cristoforo, la scalata criminale è stata inarrestabile. Daniele Nizza è stato anche, dopo l’arresto di Santo La Causa nel famoso blitz Summit nel 2009, nel triunvirato di comando di Cosa nostra fino al suo arresto. Anche i fratelli Giovanni ‘banana’ e Salvatore ‘impapocchia hanno scelto la vita mafiosa. E infatti sono finiti anche loro in manette. Il fratello più piccolo Andrea – arrestato nel 2017 dopo un anno e mezzo di latitanza – è riuscito ad attirarsi attorno un manipolo di ragazzini al suo servizio, che giravano con la pistola alla cintola. Una mafia che segue più il modello della nuova camorra, fatta di ragazzini armati pronti a fare le ‘stese’. A sparare fuori controllo per delineare il proprio territorio. Andrea Nizza aveva un arsenale da fare invidia a un esercito.

Quando Davide Seminara, il suo autista poi diventato pentito, ha portato i carabinieri sette anni fa nel covo dove erano nascoste le armi il boss ha capito che il suo impero stava scricchiolando. Sarebbe durato per altri due anni (quasi), anche se nel frattempo qualcuno approfittava della sua debolezza per fare la scalata criminale. Tra questi, come hanno raccontato i pentiti (tutti ex soldati dei Nizza) Rosario Lombardo, u rossu, ras del viale Biagio Pecorino. L’uomo d’onore, per motivi di salute, sta scontando una lunga collezione di condanne per mafia ai domiciliari. Nel suo appartamento sono state anche fatte riunioni operative fino al 2016. Negli ultimi anni, tra i vertici è finito Natalino Nizza, figlio di Giovanni, che ha dimostrato un carisma criminale non da poco. Ma è finito in manette per omicidio: è accusato di essere il mandante dell’assassinio di Enzo Timonieri, anche lui affiliato al gruppo. Una lupara bianca.

Insomma i Nizza non solo sparano. Ma addirittura – se il processo finirà con una sentenza di colpevolezza – uccidono. Il gruppo mafioso avrebbe potuto contare su armi micidiali, i sequestri degli ultimi due mesi dei carabinieri del nucleo investigativo lo dimostrano. In un parcheggio di un centro commerciale, alcuni sacchi contenenti rifiuti erano stati accatastati per nascondere un beauty case al cui interno c’era una pistola Benelli Army calibro 9 sprovvista di matricola e circa 300 cartucce di vario calibro. In via Bianchi, in un appartamento abbandonato, i militari dopo aver affrontato una stretta scalinata hanno trovato due borsoni con vero e proprio arsenale. C’erano una pistola Benelli Army calibro 9 sprovvista di matricola, 2 fucili mitragliatori (specificamente un AK 47 Kalasnikov cal. 7,62 ed un “MP brasilien” cal. 9 munito di silenziatore), 1 fucile lanciagranate con 6 proietti e 757 cartucce di vario calibro, oltre ad un passamontagna con un giubbotto antiproiettile e 9 ordigni esplosivi. Vista la pericolosità  è  stato chiesto l’intervento della Squadra Artificieri. Vicino a un edificio scolastico di San Cristoforo è stata trovata un altro bagaglio contente un ulteriore mitra AK 47 Kalashnikov, un fucile a pompa, una pistola a tamburo cal. 38 con matricola abrasa, 68 cartucce di vario calibro ed un puntatore laser e 3 ordigni esplosivi di tipo artigianale. I Nizza erano armati fino ai denti, anche con armi di ultima generazione con silenziatori e puntatori laser, pronti anche a una guerra di mafia. Quello che si respira è davvero una tregua apparente. Ma le scelte sono molto collegate a capo che è al vertice in quel momento. 

La linea di successione (fino ai giorni nostri) è stata tracciata anche con dovizia di particolare da due pentiti, Silvio Corra e Salvatore Scavone. Entrambi si sono autoaccusati di essere stati i referenti del gruppo Nizza (in mezzo anche Lorenzo Schillaci, l’albanese, che però gestiva di più le piazze di spaccio tra Librino e via Capo Passero). E sono i verbali di Scavone che si intersecano perfettamente con l’operazione svelata oggi dai carabinieri. È proprio lui l’esponente dei Nizza arrestato di cui si fa cenno nel comunicato dei carabinieri. “Il 15 dicembre 2021 mi è stato revocato l’affidamento e avrei dovuto far ritorno in carcere ma mi sono sottratto all’esecuzione e sono stato rintracciato dai carabinieri il 28 gennaio 2022”. Si era rifugiato in via Cave di Villarà, vicino al Viale Mario Rapisardi. Il 37enne aveva “una pistola Beretta cal. 7,65 con matricola abrasa con 12 cartucce nel caricatore”. E non potevano mancare un po’ di contanti – 11 mila euro circa – e un po’ di droga – circa 230 grammi di marijuana. I militari lo hanno portato a Bicocca e dopo qualche giorno ha chiesto di essere ascoltato dai magistrati della procura. Nel corso delle varie operazioni di questi ultimi due mesi i carabinieri hanno anche arrestato un 43enne per droga. È stato bloccato nei pressi della sua casa di via Campisano con 400 grammi di cocaina in pietra e in tasca 2800 euro. Su questo lato le indagini continuano, ma anche i controlli sulle armi sequestrate non si sono fermate. Sono state infatti inviate al Ris di Messina per scoprire se sono state utilizzate in qualche azione criminale. 


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