Quell'asse Palermo-Castelvetrano | Gli incontri col nipote del boss - Live Sicilia

Quell’asse Palermo-Castelvetrano | Gli incontri col nipote del boss

Carlo Grasso e Francesco Guttadauro

C'è stata una stagione in cui i contatti si sono ripetuti fino a ritenere plausibile l'esistenza di un collegamento fra i mafiosi del capoluogo e l'entourage del latitante Matteo Messina Denaro. L'ultimo episodio è contenuto nelle carte dell'inchiesta sulla mafia di Pagliarelli, ma è all'Uditore che si concentrano i carabinieri.

PALERMO – Un nuovo tassello rafforzerebbe l’ipotesi che ci sia stato un filo diretto tra Palermo e Castelvetrano. C’è stata una stagione in cui i contatti si sono ripetuti fino a ritenere plausibile l’esistenza di un collegamento fra i presunti mafiosi del capoluogo e l’entourage di Matteo Messina Denaro. L’ultimo episodio è contenuto nelle carte dell’inchiesta sulla mafia di Pagliarelli, ma è all’Uditore che si concentrano i carabinieri.

Il 23 ottobre 2012 le telecamere piazzate davanti ad un bar di Palermo registrano l’arrivo di Carlo Grasso e Francesco Giuseppe Guttadauro. Il primo è stato arrestato bel blitz delle scorse settimane con l’accusa di fare parte dell’organizzazione che gestiva, per conto di Cosa nostra, lo spaccio di droga in città. Il secondo è il nipote di Matteo Messina Denaro, figlio di Filippo (postino di Bernardo Provenzano ndr) e di Rosalia, sorella del latitante. Francesco Guttadauro, come il padre, è in carcere dal 2013 con l’accusa di essere stato il braccio operativo del capomafia di Castelvetrano.

Grasso e Guttadauro entrano nel locale e prendono posto al tavolo dove siedono già Alessandro Costa e Alessandro Sansone. Sansone era finito sotto accusa nell’inchiesta Hybris del 2011, fu assolto in primo grado ma condannato in appello. Si tratta del fratello di Salvatore, arrestato nel blitz Verbero di fine maggio perché considerato l’uomo forte nel rione Uditore. Costa, invece, è stato assolto in tutti i gradi di giudizio. Il suo arresto fu addirittura annullato dalla Cassazione e nei giorni scorsi ha definito, tramite il suo legale, “prive di ogni fondamento” le accuse che gli rivolge il neo pentito del Borgo Vecchio, Francesco Chiarello..

Un incontro casuale oppure giustificato dalla parentela che lega alcuni dei protagonist? Sono passati alcuni anni, ma gli investigatori sono a caccia di risposte su questo come su altri episodi avvenuti sempre nel 2012. Nello stesso anno, infatti, furono registrati alcuni vertici fra i mafiosi palermitani e agrigentini, forse orchestrati da Matteo Messina Denaro. A Sambuca di Sicilia, prima di finire in carcere, era molto attivo Leo Sutera, È l’uomo che avrebbe tenuto una corrispondenza con il latitante e il cui arresto creò fibrillazioni in Procura a Palermo. La cattura, infatti, secondo alcuni investigatori, avrebbe fatto saltare una possibile pista, battuta dai carabinieri del Ros, per arrivare al latitante di Castelvetrano.

È Sutera che i palermitani incontrarono il 18 giugno 2012. I carabinieri seguirono gli spostamenti di Cosimo Michele Sciarabba, arrestato perché considerato vicino ai pezzi da novanta dei mandamenti di Misilmeri, Porta Nuova, Pagliarelli e Noce. Prima di spostarsi in trasferta, quella mattina Sciarabba stazionò davanti all’agenzia di pompe funebri del fratelli D’Ambrogio, in via dello Spasimo. Poi, in compagnia di Gaetano Maranzano, poi arrestato assieme a Sciarabba, raggiunsero Santa Margherita Belice. L’appuntamento in campagna era con Leo Sutera.

Quattro mesi dopo, in ottobre, i carabinieri monitorano l’incontro fra Sansone e il nipote di Messina Denaro. Una coincidenza temporale? Ecco perché, ancora oggi, si chiedono se l’incontro al tavolo di un bar rientrasse o meno nella stagione dei contatti fra Palermo e Castelvetrano.


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