Palermo, il pesce di Cosa nostra: condanne e imprese confiscate

Il pesce di Cosa nostra: condanne e imprese confiscate

Il reggente di Porta Nuova e il suo braccio destro avevano il monopolio

PALERMO – Le forniture di pesce erano un affare redditizio per i boss di Porta Nuova. Paolo Calcagno, considerato il reggente del mandamento di Porta Nuova, e il suo braccio destro, Giuseppe Ruggeri, controllavano l’intera filiera attraverso le società “World fish” e “Fresco gel”.

Il Tribunale presieduto da Daniela Vascellaro li ha condannati a un anno ciascuno di carcere in continuazione con la condanna per mafia inflitta nel troncone principale del processo di cui quello definito oggi era uno stralcio. Leggi: tutte le pene definitive.

Assolti Mirko Viola, Valentina Ruggeri e Gaetano Giunta. Erano difesi dagli avvocati Giovanni Castronovo, Simona La Verde, Giovanni Aurilio, Enzo Giambruno ed Alessandro Martorana. Per un capo di imputazione Calcagno, difeso dall’avvocato Salvatore Agrò, è stato assolto.

Non doversi procedere per prescrizione per uno dei capi di imputazione contestati a Valentina Ruggeri. Ordinata la confisca delle due società con sede in via Tiro a Segno e in via Cappuccinelle. Dissequestrata la “boutique del pesce”.

Calcagno e Ruggeri dovranno risarcire le parti civili associazione Antonino caponnetto associazione antimafia antiracket.

“A Palermo tutto ruota intorno a me forse non l’hai capito”, diceva Ruggeri. Nei mercati Capo e Ballarò il controllo mafioso era asfissiante. Si spingeva addirittura fino alla scelta di cosa si dovesse vendere e a quale prezzo. I boss decidevano pure come dovevano essere allestite le bancarelle.

Leggi: I boss e il monopolio del mercato, le intercettazioni


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