"L'imputato si faccia la barba" | Mafia, un rasoio per la difesa - Live Sicilia

“L’imputato si faccia la barba” | Mafia, un rasoio per la difesa

Salvatore David

Un imputato del clan di Porta Nuova si gioca un'insolita carta per evitare la condanna a 12 anni.

PALERMO-IL PROCESSO
di
2 min di lettura

PALERMO – “Signor giudice, è opportuno che l’imputato si faccia la barba prima del riconoscimento”. Permesso accordato al processo “Panta Rei” a uno dei trenta presunti affiliati ai clan mafiosi di Porta Nuova e Bagheria.

Alla prossima udienza Salvatore David si presenterà sbarbato per mostrare la cicatrice sul suo volto. Una cicatrice mai menzionata – ed è questa la tesi difensiva – dal commerciante che ha denunciato di essere stato vittima del racket. David è imputato per mafia ed estorsione. Secondo l’accusa, si presentò assieme ad altre persone dall’imprenditore che stava ristrutturando il liceo Vittorio Emanuele II, a due passi dalla Cattedrale. La vittima lo ha riconosciuto tra le fotografie di un album preparato dagli investigatori.

“È stato un errore di persona”, hanno sempre sostenuto gli avvocati Antonio Gargano e Toni Palazzotto. L’imprenditore all’inizio aveva parlato di un uomo di 50 anni (David ne ha quaranta) e robusto (la corporatura di David non lo è). Passi pure una descrizione approssimativa, tuonano i legali, ma è impossibile che la vittima non avesse notato la cicatrice sul volto di David, costretto a ricorrere alla chirurgia plastica dopo un incidente stradale. Anche perché nel 2014, anno della presunta estorsione, il segno della ferita sarebbe stato molto più evidente.

E così ieri mattina il giudice per l’udienza preliminare Nicola Aiello si è alzato per verificare di persona la presenza della cicatrice. Entrando nel gabbiotto che ospita gli imputati detenuti ha chiesto: “Chi è Salvatore David?”. “Sono io”, ha risposto l’imputato avvicinando istintivamente una mano al volto. Ed ecco la richiesta, tanto insolita quanto necessaria: “L’imputato non portava la barba – hanno spiegato gli avvocati Gargano e Palazzotto – facciamolo radere”.

E così alla prossima udienza l’imputato si presenterà in aula dopo avere fatto “pelo e contropelo”. Su di lui pesa una pesante richiesta di condanna a 12 anni di carcere. I pubblici ministeri lo piazzano nella schiera degli uomini a disposizione dell’insospettabile capomafia di Porta Nuova, Paolo Calcagno (per lui la richiesta è di 18 anni), commerciante all’ingrosso di pesce che avrebbe preso le redini di uno dei più potenti mandamenti mafiosi della città.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI