PALERMO – Che ricevessero soldi è certo, ma non c’è la prova che fossero di provenienza illecita. L’accusa di ricettazione non regge. Sulla scia di quanto deciso nei giorni scorsi è stata annullata l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Rita Massa e Francesca Paola Lo Presti, rispettivamente moglie e figlia di Ivano Parrino e Tommaso Lo Presti, mafiosi detenuti di Porta Nuova.
Niente obbligo di presentazione
Niente più obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per le due donne. Il Tribunale del Riesame ha accolto i ricorsi degli avvocati Raffaele Bonsignore e Domenico Trinceri.
Le conversazioni intercettate sono piene di riferimenti inequivocabili al denaro. “Giuseppe non ti dimenticare a fargli ricordare a vassoio per la fine del mese… a casa i problemi ci sono”: diceva Ivano Parrino a Giuseppe Incontrera nel corso di un colloquio. “Vassoio”, soprannome di Giuseppe Auteri, boss di Porta Nuova, custode della cassa, e latitante da un anno. “Mi ha dato 200 euro ieri sera”, spiegava Rita Massa al marito Parrino. Incontrera, cognato di Parrino, lo rassicurava: “… mi interessi tu per ora e io basta proprio… il resto è impegnato… non mi interessa tanto altro sangue mio… stai tranquillo”.
I soldi per “Chicca”
A beneficiare dell’aiuto economico era anche Francesca Paola Lo Presti, figlia del boss Tommaso Lo Presti, il pacchione, e di Teresa Marino. I coniugi avrebbero scritto una lettera da fare avere al cugino Tommaso Lo Presti, detto il lungo, e a Giuseppe Di Giovanni (considerato il reggente del mandamento, scarcerato di recente per scadenza dei termini di custodia cautelare): a Chicca Lo Presti andavano consegnati “sette e mezzo”.
Aiuto economico ricevevano anche Antonino Di Giovanni, figlio del fratello Tommaso, e Maria Di Giovanni Mercedes, moglie di Gaetano Leto: “… io ho questi problemi con Mary o anche sotto tiro mio nipote Tonino, il figlio di Masino…”. Per entrambi l’ordinanza cautelare era stata annullata nei giorni scorsi.
Al vaglio del Riesame non ha retto la misura cautelare nei confronti di Parrino. Una nuova ordinanza di custodia cautelare lo aveva raggiunto in carcere perché avrebbe continuato a inviare ordini all’esterno.