La mafia del dopo Riina | C'è una nuova Cupola - Live Sicilia

La mafia del dopo Riina | C’è una nuova Cupola

ESCLUSIVO. Le rivelazione clamorose del pentito Sergio Macaluso. Tutti i retroscena.

PALERMO – La nuova Cupola esiste. Si riunisce e prende le decisioni importanti. Il dopo Riina è iniziato. Tutto fa pensare che l’organismo di vertice si sia insediato prima che il capomafia corleonese morisse.

È un passaggio delicato che dà corpo ad un’ipotesi investigativa finora solo sussurrata. Una di quelle ipotesi che obbligano a guardarsi indietro per cercare di contrastare la nuova Cosa nostra. I boss si sono riorganizzati ripartendo dal passato.

Di summit e incontri è zeppa la cronaca degli ultimi anni. Stavolta, però, il livello si alza di molto. Si parla dell’esistenza di una “commissione provinciale” di Cosa nostra. A svelarlo in un verbale è il collaboratore di giustizia Sergio Macaluso, che prima di finire in carcere è stato il reggente del mandamento di Resuttana. Lo ha ripetuto due volte. Non è stata una dichiarazione affrettata. Sapeva perfettamente ciò di cui stava parlando.

La Cupola esiste, si riunisce e delibera. Proprio come accadeva quando a guidarla era Totò Riina. La declinazione corleonese della mafia è archiviata per sempre, ma il modello resta. È un passaggio per certi versi epocale, al di là dello spessore criminale dei boss degli ultimi anni.

Il 27 aprile scorso in una località segreta Macaluso è seduto davanti ai pubblici ministeri quando tira fuori l’argomento. Riferisce di avere saputo da Paolo Calcagno, boss di Porta Nuova, “che lui a breve avrebbe avuto la possibilità di entrare nella commissione provinciale… mi disse in quell’appuntamento che abbiamo avuto nel panificio di fronte al porto… Paolo mi disse che lui da lì a breve avrebbe potuto prendere posto anche lui nella commissione provinciale di Cosa nostra assieme a Filippo Visconti…”. Il resto del racconto viene omissato. Inevitabile che i pm siano tornati sull’argomento in successivi verbali. Macaluso avrebbe fatto il nome di qualcuno che siede al tavolo del potere. Probabilmente qualche scarcerato eccellente dal cognome che pesa.

Ci sono alcuni elementi da analizzare. Paolo Calcagno e Filippo Bisconti (è a lui che si riferirebbe Macaluso sbagliando l’iniziale del cognome) sarebbero stati in predicato di entrare nella Cupola. Questo significa che per il pentito è assodata l’esistenza dell’organismo di vertice che detta le linee dell’intera Cosa nostra palermitana. Un organismo che non si riuniva dall’arresto di Totò Riina, l’unico capo in grado di convocarla. Durante gli ultimi mesi di vita del padrino qualcuno ha deciso di muoversi scavalcandolo. Se fosse corretta quest’ultima ipotesi ci si troverebbe di fronte a una scelta forte dettata dalle condizioni carcerarie vissute dal capomafia corleonese. Non solo murato al 41 bis, ma pure malato. Un capo senza potere, non in grado di incidere. Un’inchiesta sulla nuova Cosa nostra è pubblicata nel nuovo numero del mensile S in edicola da oggi.


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