CATANIA – Le dichiarazioni del nuovo pentito ‘inguaiano’ Mario Ercolano, esponente di spicco del clan di famiglia, che con i Santapaola regge da decenni le sorti di Cosa Nostra catanese. Ora a Ercolano è stato imposto il 41 bis, la norma dell’ordinamento carcerario nota anche come “carcere duro” per i capimafia.
Che Ercolano riuscisse a far arrivare i suoi ordini dal carcere, del resto, lo ha fatto capire senza mezzi termini il pentito Rosario Bucolo. L’ultima gola profonda della mafia catanese ha parlato di lui e ha fatto i nomi pure di due altri presunti pezzi da Novanta della mafia catanese, ovvero Francesco Napoli e Francesco Russo. Entrambi, peraltro, sono a loro volta già da qualche tempo reclusi, seppure al carcere preventivo, al 41 bis.
Le dichiarazioni di Rosario Bucolo
“So che Mario Ercolano aveva un telefonino”, ha detto il pentito. Del resto il fatto che i boss mafiosi usino micro telefonini per comunicare dal carcere vanificando, talvolta, il lavoro degli investigatori, lo ha anche dichiarato di recente il procuratore capo di Catania Francesco Curcio. “Si lavora per anni, si fanno processi che costano milioni di euro. Il sudore dei magistrati e della polizia giudiziaria – ha detto Curcio – e poi chi viene condannato continua a fare quello che faceva prima”.
Non sarà il caso di Ercolano. Da questo momento, infatti, per lui il Guardasigilli Carlo Nordio ha disposto il 41 bis. Non potrà comunicare con l’esterno, non potrà impartire ordini né ricevere notizie di ciò che accade nel clan. Il carcere duro, infatti, è una misura avversata dai sostenitori dei diritti civili – e dalle camere penali – tanto da essere ritenuto il regime detentivo più rigido d’Europa.
L’inchiesta Ombra e i gruppi della Stazione e di Cibali
Russo ed Ercolano sono stati entrambi coinvolti nella cosiddetta “operazione Ombra”. E, riguardo a Ercolano, era emersa la sua operatività “nonostante la detenzione”. Avrebbe coordinato i gruppi “ascrivibili alle posizioni degli Ercolano, ossia il Gruppo della Stazione e il Gruppo di Cibali”.
Ercolano avrebbe esercitato pieni poteri decisori, mantenendo contatti quotidiani con gli affiliati, a cui impartiva precise disposizioni sulle strategie da adottare. Avrebbe deciso il riassetto dei ruoli apicali, determinando la designazione dei suoi successori nei diversi gruppi.
Gli altri due presunti boss
Al carcere duro, come detto, è Russo, presunto boss “ombra”; ma anche Napoli, ritenuto un capo dal “sangue blu”. Sia Russo che Napoli sarebbero stati voluti come uomini d’onore “riservati”, per provare a preservarli, invano, dalle indagini. Russo sarebbe l’ultimo capo conosciuto ed è tuttora sotto processo in primo grado.
Napoli invece è stato condannato a 14 anni al processo Sangue blu ed attualmente è in corso il giudizio di appello.

