PALERMO – Che il sindaco Leoluca Orlando a Palermo non abbia rivali lo ha dimostrato in tutte le competizioni elettorali a cui ha partecipato, comprese le amministrative dello scorso giugno. A seggi chiusi e dopo quasi un anno di sindacatura, il “Professore” sembra non aver trovato ostacoli insormontabili nemmeno fra i banchi della minoranza in Consiglio comunale dove seggono quelli che in campagna elettorale sono stati i due contendenti più agguerriti.
A cominciare da Ugo Forello che guida il folto gruppo consiliare del Movimento 5 stelle. Ultimamente i consiglieri grillini sembrano aver perso il piglio dei primi giorni di mandato, tanto da aver votato, la settimana scorsa, insieme con la maggioranza per la variazione delle tariffe della tassa sui rifiuti. Sembra passato il momento in cui l’avvocato pentastellato chiedeva la testa di Orlando per l’esito dell’ispezione da parte del Ministero dell’Economia, quando pretendeva chiarezza sui conti del Comune o quando attaccava senza freni l’operato, a suo dire assolutamente inefficace, degli assessori scelti dal sindaco a cominciare da Iolanda Riolo responsabile del Traffico. Certamente Forello, così come Antonino Randazzo per quanto concerne il tema rifiuti, Giulia Argiroffi per tutto ciò che riguarda i lavori pubblici, o ancora Igor Gelarda sul tema della sicurezza, continua a pungolare costantemente giunta e sindaco, ma la decisione della scorsa settimana è il segno evidente di un’opposizione grillina che non vota più sempre contro, ma che vuole anche collaborare con il primo cittadino.
D’altra parte la linea del capogruppo del Movimento 5 stelle era stata non così dura nei confronti di Orlando fin dalla campagna elettorale dell’anno scorso quando anche l’avvocato grillino correva per diventare primo cittadino. Gli affondi al vetriolo erano tutti per l’altro candidato, l’eterno sfidante Fabrizio Ferrandelli, all’epoca travolto da sospetti e inchieste giudiziarie sulle quali Forello non evitava di insistere.
Opposizione inizialmente morbida anche quella del leader dei Coraggiosi: dopo una tesissima campagna elettorale, in cui attacchi e accuse all’indirizzo di Orlando erano all’ordine del giorno, una volta accettata la sconfitta Ferrandelli si è mostrato in prima battuta poco agguerrito, tanto da votare Totò Orlando come presidente del Consiglio comunale. Non ha mostrato i muscoli neanche quando è diventata di dominio pubblico la lunga relazione del Mef che evidenziava numerose obiezioni alla gestione di Comune e partecipate da parte dell’amministrazione targata Orlando: “Tante le criticità da risolvere – dichiarava in quei giorni Ferrandelli – affronterò questo delicato momento con l’atteggiamento di chi vuole capire e approfondire e tendere la mano per collaborare”. Una calma dovuta probabilmente al momentaneo riavvicinamento di Ferrandelli al centrosinistra in occasione delle scorse regionali e del sostegno al candidato Fabrizio Micari.
Le acque però sono tornate ad agitarsi in queste ultime settimane: l’ex deputato regionale ha alzato i toni tra campagne di comunicazione sui social network e opposizione in aula. Dalla gestione delle aziende partecipate alla crisi di Bellolampo, dalla gestione di Palermo capitale della cultura al reinserimento di Fabio Giambrone alla Gesap dopo la mancata elezione alla Camera dei deputati, gli affondi di Ferrandelli contro il primo cittadino sono tornati a occupare le pagine dei giornali e i principali siti di informazione.
Sempre dura e ferma sulle sue posizioni contro Leoluca Orlando è invece Sabrina Figuccia, forse è lei che incarna l’unica costante opposizione in Consiglio. Eletta fra le fila di Forza Italia ha lasciato subito il gruppo perchè in disaccordo con gli altri consiglieri in occasione dell’elezione del presidente del Consiglio. Approdata al gruppo misto non è passato un solo giorno senza che diramasse comunicati durissimi contro ogni provvedimento preso dal sindaco e dalla sua giunta o che non denunciasse disservizi e malfunzionamenti in città.
Ma il vero tallone d’Achille del “Professore” sembrano essere i suoi alleati e componenti della sua maggioranza in Consiglio comunale. Il primo a lasciare il sindaco è stato il consigliere di lungo corso Mimmo Russo che, eletto nella lista a sostegno di Orlando Palermo 2022, è subito tornato al suo posto fra i banchi dell’opposizione come rappresentante del partito Fratelli d’Italia. Ma non sono mancate frizioni anche con l’ex assessore alla Mobilità Giusto Catania, ora consigliere di Sinistra comune, come in occasione della formazione della giunta, o della più recente querelle contro Amap e la possibilità della stessa di imbottigliare e vendere l’acqua, opzione che Catania ha da subito contestato duramente. Insomma, in queste ultime settimane la maggioranza sembra essere l’unica opposizione: proprio poche settimane fa sono stati due rappresentanti della coalizione del Professore, Giulio Cusumano e Sandro Terrani, a bloccare i lavori d’aula durante la seduta per l’approvazione degli statuti delle partecipate. I due consiglieri, durante le comunicazioni, hanno attaccato due degli assessori più vicini al primo cittadino, Andrea Cusumano alla Cultura e Emilio Arcuri all’Urbanistica, in merito rispettivamente al calendario eventi di “Palermo capitale della cultura” e alla manutenzione del ponte Corleone.
Orlando sembra così avere una maggioranza traballante e distratta che, in base ai verbali delle sedute e alle violente denunce dei consiglieri di opposizione, troppo spesso non svolge il proprio dovere, fra polemiche e assenze che non fanno raggiungere il numero legale in aula. Questa volta però il sindaco non incassa e risponde alle parole dei suoi stessi consiglieri, in primis sul tema che per Orlando rappresenta il vero riscatto della città, ovvero l’elezione di Palermo a capitale italiana della cultura: “Mentre anche la stampa internazionale tesse le nostre lodi, ecco che una parte della politica cittadina si accapiglia per un evento che non si svolge sugli 800 previsti nel programma di Palermo Capitale della cultura o per l’inserimento in cartellone di questo o quell’evento, per altro quasi sempre autofinanziato dai promotori”. Il sindaco, sempre bravo a mettere all’angolo i suoi avversari, dovrà ora destreggiarsi in una nuova sfida, quella di mettere in riga i suoi alleati, soprattutto se all’orizzonte c’è una minoranza che comincia a parlare sempre più spesso di mozioni di sfiducia.