PALERMO – Non ci sarebbero gli estremi per contestare il reato di rivelazione di segreti d’ufficio al capo dei pubblici ministeri di Palermo. La Procura di Caltanissetta ha chiesto l’archiviazione per Francesco Messineo.
Secondo il procuratore aggiunto Domenico Gozzo e i sostituti Elena Caruso e Donato Pianezza, l’indagine va chiusa. Adesso sarà il Gip di Caltanissetta a decidere. Si potrebbe trattare di una tappa decisiva del “Caso Maiolini”. Così fu battezzata la vicenda di Messineo legata all’ex direttore generale di Banca Nuova, Francesco Maiolini. L’ipotesi, per i quali i pm chiedono l’archiviazione, è che ci sia stata una fuga di notizie in favore del’ex presidente dell’Irfis.
La faccenda venne fuori dall’intercettazione di due telefonate. Il 12 giugno dell’anno scorso Maiolini, che aveva ricevuto un invito per essere identificato, avrebbe riferito ad un avvocato e ad un dirigente bancario di avere saputo, tramite Messineo, a proposito di un’indagine per usura bancaria, che il fascicolo ruiguardava fatti del 2010 e non del 2009, come lo stesso Maiolini riteneva, e che era iscritto ancora a carico di ignoti. Maiolini era ascoltato, ma non indagato, in un’inchiesta su un presunto caso di riciclaggio che coinvolgerebe altre persone.
La faccenda si ingarbugliò quando il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, si astenne dall’inchiesta, che fu affidata al procuratore di Catania Giovanni Salvi. Messineo, nel coso di un interrogatorio a Caltanissetta, si era presentato con il foglio dell’avviso di identificazione di Maiolini e un biglietto di Lari con su scritto “Un caro saluto, Sergio”. Messineo disse di averlo ricevuto, e protocollato, e di essersi occupato di Maiolini in seguito alla richiesta del collega nisseno. Che non ha mai fatto mistero di conoscere Maiolini. Ora i pm di Caltanissetta ritengono che non ci siano estremi per contetare alcun reato.
Sulla vicenda si è anche attivato il Csm che sta facendo una serie di audizioni. Domani la Prima Commissione dovrebbe decidere se aprire nei suoi confronti la procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità, come ha chiesto il relatore Glauco Giostra (Pd), all’esito di una pre-istruttoria cominciata dopo l’avvio delle indagine penale di Caltanissetta.
Nei mesi scorsi sono stati ascoltati il presidente del tribunale di Palermo Leonardo Guarnotta e diversi magistrati della procura di Palermo: gli aggiunti Leonardo Agueci, Maurizio Scalia, Teresa Principato, Lia Sava (che intanto è passata alla procura di Caltanissetta e a Palermo era titolare dell’inchiesta a carico del cognato di Messineo, Sergio Sacco per associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione) e Vittorio Teresi; e i sostituti Carlo Marzella e Marco Verzera, titolare dell’inchiesta su Banca Nuova.
L’attenzione dei consiglieri è stata puntata soprattutto sulla gestione della procura da parte di Messineo e sui rapporti interni all’ufficio. Ed è sulla base di quanto emerso dalle audizioni che la Commissione dovrà valutare domani se il procuratore abbia conservato l’autorevolezza e il prestigio necessari per restare a capo dei pm; o se invece il suo ruolo si sia indebolito.
Se la Commissione decidesse di aprire la procedura, si avvierebbe una vera e propria istruttoria il cui primo atto sarebbe la formulazione di un’incolpazione a carico di Messineo e la convocazione di un’audizione per consentirgli di difendersi. Solo all’esito di questi accertamenti, la scelta finale se chiedere al plenum il trasferimento del procuratore o in alternativa l’archiviazione del fascicolo.