BRONTE – Rinvio a giudizio per il presidente dell’ospizio di Bronte e per quattro dipendenti. È di ieri la sentenza del Gup Giovanni Cariolo con cui è stata accolta la richiesta del pm Rosaria Molè. A processo, la ci prima udienza è stata fissata per il 12 marzo, andranno dunque il sacerdote Luigi Minio, dal 2013 alla guida della Fondazione “Istituto San Vincenzo de’ Paoli – Padre Marcantonio”, suo nipote padre Renato Minio e i dipendenti Vincenzo Greco, Vincenzo Lembo e Rita Riolo. Sessantadue le parti offese individuate dalla Procura, mentre tre sono gli anziani che, attraverso i propri amministratori di sostegno, si sono costituiti parte civile.
Pesanti le accuse: maltrattamenti ai danni di persone indifese e abbandono di persone incapaci. Nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Catania, i cinque sono infatti accusati di aver sottoposto “a continui maltrattamenti gli anziani ospiti, rendendo loro la vita particolarmente penosa e dolorosa, aggredendoli verbalmente con ingiurie e minacce, non assicurando loro adeguati e sufficienti pasti, costringendo alcune ospiti disabili autosufficienti ed incapaci di intendere e volere a consumare i pasti in una stanzetta ripostiglio ubicata sul secondo piano della struttura isolate rispetto agli altri ospiti, usando nei confronti degli anziani violenza fisica consistita in spintoni, schiaffi e pugni. Fatti accertati in Bronte, dal mese di agosto 2013 sino ad oggi con condotta perdurante”.
Ad essere contestata anche l’assenza “di condizioni minime per l’assistenza agli anziani ricoverati, di condizioni igieniche sufficienti e di personale qualificato ed in numero adeguato in grado di assistere continuativamente gli ospiti della struttura (ad esempio un solo operatore per 61 ospiti nelle ore notturne), in assenza di figure professionali prescritte dalla normativa vigente (ad esempio, terapista della riabilitazione) e di adeguata e continuativa assistenza medica, nonché abbandonavano gli anziani ospiti come risultante dal verbale di ispezione dei NAS di Catania del 13.01.2014 e di quelli sottoposti a visita medica da parte dell’ASP del distretto di Bronte, da cui emergeva che su un totale di 62 ospiti ben 30 (pari al 46%) risultavano totalmente non autosufficienti, tutte persone incapaci per vecchiaia e malattia di provvedere a loro stesse e di cui le persone indagate avevano la cura e custodia. Con fatti accertati dal 13 gennaio 2014 con condotta perdurante.” A carico di padre Luigi Minio anche l’accusa di omessa comunicazione all’autorità di Pubblica Sicurezza delle generalità delle persone alloggiate nella struttura.
Il collegio difensivo, costituito dagli avvocati Samantha Lazzaro, Mariella Mirenda, Carmelo Peluso, Renato Radice, Mario Schilirò, ad oggi ha sempre ripercorso i passaggi che hanno condotto dalla vecchia alla nuova amministrazione della Fondazione, lamentando che le persone offese, alcune delle quali ormai decedute, non sono mai state sentite, basandosi inoltre le accuse su lettere anonime giunte, insieme a diverse ispezioni, subito dopo l’arrivo dell’attuale presidente e ricordando che nulla delle accuse contestate era emerso dalle telecamere posizionate di nascosto nell’ospizio dai militari. Per i difensori il reato non sussiste. Sia il Gip che il tribunale del riesame avevano infatti già rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti dei cinque, mentre per il reato dei maltrattamenti, giuridicamente questo richiede un’abitualità e un dolo che invece, sostengono i difensori, mancano negli episodi contestati.