Malumore per le candidature |I mal di pancia del centrodestra - Live Sicilia

Malumore per le candidature |I mal di pancia del centrodestra

Da Forza Italia a Diventerà Bellissima delusioni e ferite per le scelte dei vertici.

Verso le Politiche
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PALERMO – Se Sparta piange, Atene non ride. Mentre nel Partito democratico volano gli stracci, con un fuoco di fila di critiche a Matteo Renzi e ai suoi, anche nel centrodestra la composizione delle liste per il 4 marzo ha scatenato più di u n mal di pancia. Tensioni meno fragorose ma comunque palpabili e tutt’altro che nascoste.

A manifestare il “malumore diffuso” in Diventerà Bellissima è stata Giusi Savarino. La deputata regionale parla di “accordo al ribasso sulle candidature, non passato in direzione né autorizzato dagli organi preposti, come voleva il Presidente Musumeci”. Analogo dubbio sulla definizione delle candidature viene sollevato da Fabio Granata: “Chi e in quale sede le ha decise?”. Un vizio di forma che si è tradotto anche in un risultato di poca sostanza: al movimento del presidente della Regione sono andati solo un paio di collegi, quello del coordinatore Raffaele Stancanelli, che ha condotto le trattative, e quello della ex assessore regionale Giovanna Candura a Gela. “In un movimento giovane come il nostro c’erano tanti territori in cerca di rappresentanza e diversi dirigenti in gamba da valorizzare”, lamenta Savarino. Uno dei nomi papabili rimasti fuori dai giochi è quello dell’avvocato catanese Enrico Trantino. Per la cui esclusione si è rammaricato sulla pagina Facebook di Diventerà Bellissima Carmelo Briguglio, definendo la sua esclusione “un grave errore”. Savarino aggiunge: “Spero che questo non sia il segnale silente della volontà di qualcuno di disintegrare il movimento a favore di qualche forza politica nazionale”. Insomma, da movimento civico oltre i partiti a donatore di sangue per Fratelli d’Italia.

Ma anche in Forza Italia non sono mancati i problemi. D’altro canto, è stato lo stesso Gianfranco Miccichè a manifestare un certo disappunto. “Da coordinatore di Forza Italia in Sicilia – ha detto qualche giorno fa – mi ritengo assolutamente insoddisfatto dalle liste perché, per la prima volta, mi hanno mandato troppa gente da fuori. E non era mai successo prima, si vede che sono invecchiato…”. Tra i berlusconiani ci sono stati esclusi eccellenti, come il predecessore di Miccichè alla guida del partito Enzo Gibiino, senatore uscente. E c’è poi il caso Trapani, con la clamorosa uscita di scena di Tonino D’Alì. In Parlamento ininterrottamente dal 1994, il senatore ha salutato la compagnia in aperta polemica con Miccichè, “che non manca occasione per mortificare il sottoscritto e i nostri elettori”. Una rottura che arriva dopo quella, già dolorosa, per l’esclusione dalla giunta del nome sponsorizzato da D’Alì, Giuseppe Guaiana. Da allora D’Alì ha scelto di non parlare, aspettando il voto. Che a Trapani e dintorni vede il centrodestra sul filo nei sondaggi, con i 5 Stelle in forma. A Messina, invece, è rimasto a bocca asciutta il gruppo vicino a Francantonio Genovese. Uno dei nomi papabili, quello della presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, non ha trovato spazio.

Dalle parti dei centristi non ha trovato posto l’uscente Antonio Scavone, autonomista. Chissà che non possa rientrare in gioco per un posto in giunta se l’assessore indicata dai lombardiani Mariella Ippolito sarà eletta.

Insomma, malgrado i sondaggi incoraggianti, l’aria dalle parti del centrodestra non è tutta rose e fiori. Vincenzo Figuccia, voce ormai costantemente controcorrente, la pone così: “La composizione delle liste in Sicilia è il risultato di un lavoro fatto male da parte dei coordinatori regionali dei partiti del centrodestra. Manca in tanti casi l’aderenza del candidato con il collegio uninominale. C’è dunque un rischio concreto che i Cinquestelle possano prevalere laddove invece i collegi sono definiti tendenzialmente di centrodestra. Si potevano scegliere candidati che meglio avrebbero concorso alla vittoria. Faccio appello ai leader nazionali Berlusconi, Cesa, Meloni e Salvini affinché vengano in Sicilia per fare campagna elettorale, se del caso anche in modo capillare. Non possiamo permetterci di regalare collegi a Di Maio dopo la bella affermazione alle regionali dello scorso anno con la vittoria della coalizione del presidente Musumeci”.

 

 


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