Luigi e il trapianto: "Salvo grazie a Marina e Roberto"

Luigi e il trapianto: “Salvo grazie a Marina e Roberto”

Il racconto di Luigi Caprara che ha scritto una mail di ringraziamento. Dieci anni dopo

“Sono grato di quello che è successo. Certo, sono un po’ emotivamente sballottato. Ma ci sta”. Il signor Luigi Caprara, sessantasette anni, originario di Velletri, cartolina da castelli romani, è l’uomo che non ci sarebbe stato, senza un miracolo. E quel miracolo ha diverse forme. La forma del dolore per Roberto Cona, morto in un incidente stradale. La forma del cuore di Marina Fontana, moglie di Roberto, rimasta gravemente ferita. Fu lei a decidere di donare gli organi di suo marito e quel fegato trapiantato. E’ stato Luigi, che lo ha ricevuto e si è salvato, a scriverle una lettera per ringraziare, dieci anni dopo, come LiveSicilia.it ha raccontato.

“Ciao Marina non mi conosci, mi presento io sono Luigi e dieci anni fa tuo marito mi salvò la vita. Domani 28 luglio sono dieci anni che sono stato trapiantato di fegato all’ospedale Cisanello di Pisa. Tuo marito sarà sempre il mio angelo! Io in tutti questi anni ho sempre fatto fare una Messa per Roberto, ma ho avuto il coraggio di scriverti solo adesso”. Così ha scritto Luigi, che, adesso, racconta.

“Ho voluto conoscere chi mi aveva dato la vita. Ho cercato parecchio, mi sono mosso. Avevo un desiderio fortissimo, come il figlio che cerca la madre: una cosa indescrivibile. Ho spulciato Internet, incrociando varie situazioni e confrontandole con le poche informazioni che avevo. Poi, ho visto il profilo di Marina. Tutto combaciava. E mi sono sentito quasi in colpa. Suo marito era morto per salvare me. Come dice? Anche io sono un dono perché vivo grazie a una scelta d’amore? Può essere. Sono stato molto male e ho avuto paura, tanta paura”.

Luigi racconta: “Ho vissuto come se avessi un lenzuolo nero davanti agli occhi, per anni, Sono stato malissimo. Quando è arrivata l’occasione del trapianto, mi rimaneva poco tempo. Sono partito per Pisa, un viaggio drammatico, con le flebo. Sì, ho ricevuto un dono ed è stato un miracolo. Credo che essere in contatto con Marina sia un fatto bello e importante per tutti e due. Quando si sperimenta la sofferenza più estrema, si entra in un mondo differente dalle nostre sciocchezze quotidiane. Diamo un valore diverso a tutto. Io, ora, conduco una esistenza normale, sono circondato dall’affetto dei miei familiari. Ho pregato a lungo. Solo Dio sa quante preghiere ci sono sopra i muri degli ospedali”.

Sul whatsapp lampeggiano le foto di una speranza ritrovata. Immagini familiari che sembravano perdute. Come attraversa ogni giorno, signor Luigi? “Come un ringraziamento. E non ogni giorno. Ogni attimo. Ogni respiro che mi è concesso”. (nel fotomontaggio: Marina e Roberto, accanto a Luigi)


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